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Anno 2009
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Quei democratici gossippari
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Il corsivo
Quei democratici gossippari
Gossippari di tutto il mondo, unitevi!. Potrebbe essere l’incipit per un nuovo manifesto dei democratici. Basta con le facce lugubri, le notizie deprimenti e le analisi socioeconomiche catastrofiste. Urge avviare una nuova fase di conoscenza dei reali bisogni delle popolazioni locali. Ad esempio, le donne vibonesi preferiscono i reggicalze o i collant? Bramano per il macho dall’espressione inebetita o per l’intellettuale col viso emaciato? Gli uomini del centrosinistra locale rinuncerebbero alla loro carica istituzionale per una cenetta con Monica Bellucci? Quali sono i feticci di quelli del centrodestra? Stop anche ai temi pallosi che impaludano le sterili e noiosissime discussioni poste nell’attualità dell’agenda politica. C’è troppa seriosità nelle accanite “discussioni” dei leaderissimi zonali che, paradossalmente, s’innestano in un contesto socio-politico con spiccate tendenze anarcoidi. A volte per riportare un po’ ordine sembrerebbe necessario l’intervento, in rigoroso ordine cronologico di: ros, teste di cuoio, lagunari, qualcuno della decima mas. La sensazione è che ci siano troppe persone sull’orlo di una crisi di nervi. Da un lato un numero imprecisato di uomini che soffre di un’evidente sindrome premestruale: vittimismo planetario, isteria, querule lamentele; dall’altro, donne il cui profilo, talvolta, è quello tipico delle vestali del conformismo. Per favore, date al popolo ciò che merita: un po’ di “spettegulesse”, così tanto per gradire. Contro la dittatura del dèja vu ci deve pur essere una via d’uscita. La strada percorribile non verrà indicata da uno dei diecimila guru locali che si aggirano, con tanto di faccia triste, per le conferenze stampa destinate a produrre, unicamente, titoli dai caratteri cubitali. Piuttosto servono sorprendenti colpi di scena capaci di fare sognare gli occhi stanchi e rassegnati dei vibonesi. Insomma fatti, veri o presunti non importa, che originino pazzeschi pettegolezzi. Pensiero stupendo: “Esponente della politica locale fugge ai Caraibi con Jennifer Aniston; è caccia al fortunato” Oppure: “Monsieur Bruni, alias Sarkozy, disperato! La bella Carla in fuga col politico vibonese?”. Insomma, un quid che dia la possibilità di un altisonante pettegolezzo. E invece niente, bisogna accontentarsi di qualche scarna e disadorna diceria di basso rango appena appena sussurrata con la stessa malevolenza che appartiene alle “comarucce” di paese. La magia dirompente della fantasia e la voglia di osare, incontrano un limite invalicabile nell’indecenza di una quotidianità ammuffita. Eppure il pettegolezzo benevolo sarebbe un toccasana per una politica ammalata di grigiore irreversibile. Spesso, invece, si preferisce quello malevolo che degenera in calunnia prima e complotto poi. Eppure anche Pier Paolo Pasolini nelle sue “Affabulazioni” ammoniva: “Io interrogo per sapere, non per giudicare”. D’altronde il pettegolezzo è uno sport della parola connaturato al genere umano, inutile se non addirittura dannoso resistervi. Per riaffermare l’essenzialità del pettegolezzo nella vita pubblica serve una dirompente terapia d’urto. Urge una dose massiccia di rumor ruvido, imprevisto, stimolante. In passato anche alcuni Comuni della provincia Vibonese, come ad esempio Zambrone, festeggiavano il 21 gennaio Santa Agnese, patrona dei linguacciuti. Nell’antichità, in quella data era consentita ogni forma di pettegolezzo che poi si evolse in satira politica. La satira, però, nasce intanto che c’è la materia prima. Insomma, pettegolezzo e politica non possono marciare divisi.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 10 marzo 2009, p. 33
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