Drapia. Apprezzate le pietanze preparate dalle massaie del paese
A CARIA REGISTRATO BOOM DI PRESENZE ALLA XXXVI EDIZIONE DELLA “SAGRA DA SUJACA”
di Corrado L’Andolina
DRAPIA - Sagre-agosto binomio fatale! E, in alcuni casi, fatale è anche l’attrazione che esercita verso il pubblico. A Caria, ad esempio, per la XXXVI edizione della “Sagra da sujaca” si é registrata una presenza di visitatori sempre più numerosa e gioiosa. Due i dati che vale la pena sottolineare. Innanzitutto un numero crescente di partecipanti; un dato, in tempi di crisi e di cupezza generalizzata, tutt’altro che scontato. Poi la letizia, palpabile, nelle tante persone accorse per l’occasione. Una gioia dettata dalla genuinità dell’offerta che è prima di tutto umana. Tante persone del posto che si pongono al servizio della comunità, per promuovere un’immagine di resistenza all’inoperosa rassegnazione. Verve, dinamismo e determinazione sono gli ingredienti principali di questa manifestazione così longeva e coinvolgente. Lo scorso mercoledì, altro dato che non è passato inosservato, è stata la collaborazione di tanti giovani e ragazzi. Un ponte col passato edificato sulle solide basi dell’amicizia. Un collegamento identitario che rievoca qualcosa di nobile e di intransigente. La crisi dei piccoli centri è univoca, totalizzante e costante. Ma questa debolezza non intacca il bisogno di sentirsi parte di un progetto culturale. Perché la cittadinanza, di per sé dato giuridico, trae fondamento dall’appartenenza a un universo di valori sedimentati nel tempo. Questa, probabilmente, la ragione dell’adesione delle nuove leve cariesi alla storica manifestazione del posto. Ma a vigilare sul buon andamento anche gli adulti che controllano ogni fase con attenzione e discrezione, puntualità e rigore, sicurezza e cortesia. E ancora, il lavoro delle massaie, quelle che in barba alle nuove tecniche di cucina, preparano tantissime “pignate” di fagioli a fuoco lento, come accadeva in epoca remota. Il pubblico, invece, si è caratterizzato per la sua variegata composizione. Molti giovani, vogliosi di ballare, divertirsi, conoscere qualche bella ragazza o qualche ragazzo interessante. Le famiglie con i passeggini, i pargoli accompagnati per mano, alla ricerca di un posto in cui sedersi e trascorrere qualche ora a parlare e gustare il cibo tipico. E ancora, i rappresentanti di associazioni dei paesi limitrofi che colgono l’occasione di una presenza così massiccia per pubblicizzare gli eventi dei prossimi giorni. E poi, lei, il gladiatore della cucina calabrese: il fagiolo, cucinato nei modi più differenti. Fagiolo “a burro” di cui tuttora persiste a Caria e nell’area “aramonese” una buona produzione. Il fagiolo come simbolo di una cucina povera, ma nutriente e a tratti quasi miracolistica per la sua squisitezza. Il fagiolo, che da vero gladiatore combatte contro salsine e prodotti moderni preconfezionati una lotta per la sua sopravvivenza e per la valorizzazione di uno spicchio significativo della cultura contadina vibonese. Nel suo cammino un alleato fedele, coraggioso e affidabile: la sagra della sujaca di Caria…
Pubblicato si Il Quotidiano l’8 agosto 2014, p. 26