SAGRA ARAMONESE
XI edizione
Il cibo al tempo della lira
Pot-au-feu, Boeuf à la mode, Poule au vin, Paté au foie gras! Niente male! Proprio niente male. La raffinata cucina francese con le sue salsine, i suoi formaggi delicati, la sua panna leggera. Vi aspettate tutto questo al Tamburello festival 2014? Se così fosse avete sbagliato indirizzo. Avreste dovuto prenotare Chez Clèment o Au train bleu oppure al Jules Verne e attraversare le Alpi verso Parigi. E del resto siamo certi che non fossero queste le pietanze in voga al tempo della lira. Qui vi riserviamo un trattamento diverso. Niente Delicatessen a meno che non vi troviate davanti al fornitissimo banco dei dolci che abbiamo preparato per voi. Se avete appetito, se vi sentite in sintonia con l’ambiente magico creato dal Tamburello festival, se pensate che il cibo sia stato creato per nutrire e gioire e non solo per tenere in piedi l’individuo, allora siete nel posto giusto. Qui trovate l’antica, sana, gustosa e nutriente cucina calabrese arricchita da qualche specialità esclusivamente zambronese. È il massimo che possiamo offrire essendo anche noi ben consapevoli dell’importanza del cibo nella storia della nostra regione. E questa storia ci racconta che uomini, donne, anziani e bambini si nutrivano allo stesso modo, con i soli prodotti della terra (olive, cipolla, fagioli, ortaggi, pane nero, frutta stagionale, uova) e solo in occasioni particolari (feste religiose, fidanzamenti, matrimoni) si passava alla carne di manzo, al polletto, al maiale, che, invece, chi poteva, macellava a gennaio o febbraio e se ne nutriva finché il ricavato (salsicce,’nduja, capicollo, soppressata, strutto) durava. I ricchi, i signori, in occasione di un matrimonio in famiglia si dimostravano generosi verso il popolo e facevano macellare interi armenti da offrire nel giorno delle nozze ma si verificava anche che, per ottenere una maggiore considerazione, i contadini si privavano delle primizie per portarle al padrone e signore in cestini di vimini ornati di foglie di vite e coperti dal più pulito ed elegante tovagliolo del corredo. Tutto questo appartiene al passato. Erano questi gli usi locali al tempo della lira, ossia quando la differenza di classe era così marcata che ciascuna classe costituiva un mondo a sé. Ora non ci sono più grandi differenze sociali nel modo di nutrirsi dei calabresi, se non, forse, per la quantità e, talora, per la qualità. Ma è anche vero che non vi sono più neppure le categorie sociali di un tempo poiché l’agricoltura è divenuta un’attività secondaria (tranne che per il vino e l’olio) soppiantata dal terziario e la scolarizzazione di massa ha omologato gusti e sensibilità anche nel modo di mangiare. Come ogni anno, tuttavia, i soci del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, si sono prodigati per assicurare ai visitatori il massimo possibile della qualità e della quantità ispirandosi alla tradizione, usando prodotti locali e cercando di assicurare alle pietanze la genuinità che costituiva il vanto maggiore del nostro impegno. Come sempre il richiamo maggiore, il piatto forte della manifestazione è costituito dai dolci, la maggior parte dei quali ripropongono forme e sapori del passato e si ispirano a ricorrenze particolarmente avvertite dall’animo religioso o da quello spiritoso o da quello giocoso della gente di Calabria. Al tempo della lira, comunque, si raccontava che, in certe circostanze, gli uomini: Quandu vannu a li frischi funtani,/imbeci d’acqua mbivinu bon vinu,/e ‘ndannu pani jancu pé mangiari,/e cumpanmaggiu non ci veni menu// (Quando si recano alle fresche fontane/invece dell’acqua bevono un buon vino/e offrono il bianco pane per mangiare/e il companatico non viene meno//). E questa che vi offriamo è proprio una di quelle circostanze. Perciò, buon appetito a tutti i nostri ospiti.