>
Aramoni.it
>
Editoriale
>
Anno 2008
>
Vibo, la politica e la sua "ggente"
Home Page
pagina vista 1172 volte
Editoriale
Vibo, la politica e la sua "ggente"
La “ggente”, che formidabile scoperta. Cristoforo Colombo impallidirebbe. A Vibo Valentia è diventata la stella polare di ogni riflessione, ragionamento e iniziativa politica. Come definirla? Per i saccenti pessimisti coincide più o meno con il popolo-bue. Ma il loro parere importa realmente a qualcuno? Per fortuna ad essi fanno da contraltare i suoi paladini: “La “ggente” è vittima di un sistema incentrato sul malcostume politico, le clientele, gli opportunismi”. Conclusione, la “ggente” va assolta da ogni accusa. Gli intellettualoidi la definiscono in termini relativistici: positivi, quando vota secondo le personali aspettative, in caso contrario essa diventa improvvisamente plebaglia ignorante. Strabuzzare gli occhi, si può fare … ma solo quando la “ggente” devia dalla dritta via. Sociologi e politologi perditempo, dopo anni di acuta riflessione, sono giunti alla conclusione che: “A Vibo Valentia la “ggente” soffre per la sua incapacità di essere e sentirsi società, collettività”. I fiorentini esclamerebbero: “posa ‘i fiasco”. I filosofi di periferia, invece, sono convinti che la “ggente” abbia smarrito la sua “identità”; parolina magica, capace di dare un senso a concetti vacui e astrusi. Ah, cosa non si farebbe per la “ggente”. Deliziosa o perfida, la “ggente”? Ai posteri l’ardua sentenza. Per i sindaci vibonesi è un imperativo inderogabile: “la “ggente” -sostengono- sa giudicare meglio di chiunque altro”. Anche Ponzio Pilato era dello stesso parere. Ergo: i sindaci vibonesi come Ponzio Pilato? Gli sputasentenze proclamano: “le decisioni della “ggente” vanno sempre rispettate”. I vertici del Terzo Reich furono democraticamente eletti sulla base di questo estremistico pensiero. Insomma, è buona regola valutare sempre cum grano salis. I più accaniti difensori circa la purezza della “ggente”, asseriscono che essa non sbaglia, mai. Forse è utile ricordare che il dogma dell’infallibilità, appartiene soltanto al Sommo pontefice. Poi ci sono i principi della banalità: “la “ggente” è stanca delle chiacchiere, attende risposte”. Sì, buonanotte. I reduci del Sessantotto vogliono a tutti i costi la simbiosi tra “ggente” ed istituzioni. Quasi quasi una torma orgiastica. Non mancano, naturalmente, gli aspiranti grandi timonieri. “La “ggente” saprà scegliere per il meglio, se opportunamente orientata”. Si vuole così piazzare l’ennesimo inutile corso di formazione? Non c’è nulla di più stucchevole che prodigarsi in consigli non richiesti. Eppure, i suggerimenti rivolti alla “ggente” abbondano. Certi vizietti della “ggente” risultano, però, davvero intollerabili, per chiunque. Ad esempio quando mormora o giudica. Tutto ciò, chissà perché, è considerato, per gli uomini e le donne del Sud, un simpaticissimo vezzo. La “ggente” vuole questo, desidera quello, tanti, troppi, sanno quello che pensa, quando pensa e se pensa. Non ci crede nessuno ma fingono di crederci tutti. A Vibo Valentia, il rapporto politica e “ggente” pone non pochi interrogativi. Ad esempio: come si fa a essere rispettosi delle dinamiche politiche ma non protocollari ? Politically un-correct ma politicamente significativi? Irriverenti ma non offensivi? Probi e prudenti senza sacrificare l’inventiva e il coraggio? Collaborativi ma non servili? Tenaci e flessibili al contempo? Coerenti ma non campioni della stoltezza? Ma poi, da questi amletici dubbi, la “ggente” vibonese è minimamente sfiorata ? Comunque, tanto per fare il verso a una canzone in voga anni fa: “la “ggente” siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso …”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 4 giugno 2008
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
frazione San Giovanni, Viale Antonio Gramsci numero 3 - 89867 Zambrone (VV) - Italia