l’iniziativa
FEDE E TRADIZIONE. FESTA PATRONALE CON RISO E CECI
ZAMBRONE - Ogni anno il 12 marzo la piccola frazione Daffinà festeggia san Nicodemo. Il patrono, dottore della Legge, componente del Sinedrio, in base al Vangelo secondo Giovanni, fu discepolo di Gesù. Al santo fariseo gli viene anche assegnata la paternità di un vangelo apocrifo. In realtà, secondo il martirologio romano, la ricorrenza del santo venerato dai daffinesi ricade il 31 agosto. Il 12 marzo è ricordato un altro san Nicodemo, quello da Cirò (o di Mammola) monaco calabrese del X secolo, appartenente al movimento monastico Basiliano. Da dove nasce questa “confusione”? È la guida spirituale del posto, don Nicola Berardi a chiarire i termini della questione. «La presenza dei Bizantini, particolarmente significativa nell’area -chiosa il reverendo- è all’origine della divergenza tra la data e la venerazione del patrono. Proprio per questa ragione, a incominciare dal corrente anno, il patrono sarà religiosamente omaggiato anche nel giorno della sua ufficiale devozione, il 31 agosto. In ogni caso, l’amore per Gesù, testimoniato da entrambi i santi rappresenta il naturale e costante riferimento di ogni devoto». La peculiarità del rito civile dei festeggiamenti, risiede, invece, nella preparazione, da parte delle donne del posto, del riso con i ceci. Il preparato, insieme a un panino è poi distribuito ai presenti dopo la benedizione del parroco. Nel corso di tale raduno, le donne rimembrano alcuni dati salienti della tradizione. Molteplici le testimonianze offerte ieri. Maria Brizzi, ad esempio, ha ricordato il periodo in cui «il riso e i ceci venivano cucinati ai piedi del campanile, proprio per rafforzare la sua ispirazione di natura religiosa». Anche la più giovane Moira Lo Tartaro ha un ricordo particolare «un tempo -afferma- la preparazione del riso coi ceci avveniva in una pentola di rame che veniva disinfettata col limone». Silvana Conca ha un pensiero per le anziane scomparse e per la loro particolare attenzione rivolta a tale ritualità: «Margherita Taccone per decenni ha diretto le operazioni con una cura e una meticolosità assolute». Maria Grillo, invece, ha sottolineato «la puntuale e costante disponibilità offerta dalle donne del posto nell’occasione di tale attività». Infine, Giovanna Lo Tartaro che ha focalizzato l’attenzione verso «la selezione della legna utilizzata alimentare del pentolone in cui venivano cucinati il riso e i ceci». Memorie del tempo passato che arricchiscono la sfera della contemporaneità nella sua dimensione quotidiana, sia laica che religiosa. La festività patronale di ieri è stata organizzata da Francesco e Vincenzo Scordamaglia. Da segnalare che per la prima volta si è esibito per le vie del paese il neonato “Complesso bandistico città di Zambrone”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su L’Ora della Calabria il 13 marzo 2014, p. 31