l’iniziativa
DEDICATO A SAN FRANCESCO DI PAOLA. ZAMBRONE GLI INTITOLA UNA PIAZZA
Prima del Concilio era dai pulpiti che i pastori pronunciavano le loro prediche. Con la scomparsa dei primi, le seconde sono state sostituite dalle omelie. Nelle prediche il ministrante ammoniva con vibrante solennità e annunciava le previsioni dell’Apocalisse, distingueva il vero dal falso senza tentennamenti e fronzoli. Nelle omelie, invece, secondo il teologo Severino Dianich si procede «con il pensiero sui testi per interiorizzarne il senso: è un camminare insieme nella verità di Dio con la Sacra Scrittura». Forte, il rischio di impantanarsi nell’impersonale o nel tedio, nel superfluo o astrattezza. La presenza di monsignor Luigi Renzo alla liturgia eucaristica è un’assicurazione contro tale eventualità. Il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea parla del timor di Dio e di profezie come si conveniva ai predicatori di un tempo. E lo fa con classico raziocinio, ardente passione e attualità linguistica. Il retroterra culturale del prelato, d’altronde, non è quello di Wikipedia, ma è dato dalla Patristica. Le sue riflessioni non vuote precettistiche moraleggianti, ma vivaci e intense espressioni della Parola di Gesù. E così la scorsa domenica, presso la chiesa del capoluogo, dedicata a San Carlo Borromeo, monsignor Luigi Renzo ha catturato l’attenzione dei fedeli con una predica-omelia dai contenuti profondi ma veicolata con nitore ed efficacia. E per illustrare i passi del Vangelo (letti nella circostanza da Anna Collia e Antonietta Mangone) ha fatto ricorso a una metafora. Uno strumento retorico che arricchisce il discorso e dà lustro al pensiero. Per la terza domenica di Avvento ha usato una metafora pertinente al locale contesto storico: «Il contadino semina con gioia e coltiva con pazienza. E anche se arriva l’intemperie -ha sottolineato il presule- non si abbatte e attende fiducioso. Noi dobbiamo vivere con lo stesso atteggiamento del contadino. Dio o prima o poi verrà e quindi occorre avere pazienza e non scoraggiarci». Il vescovo è ritornato a Zambrone dopo un anno esatto dalla visita pastorale. Motivo del ritorno nel capoluogo, l’intestazione a San Francesco di Paola di uno spiazzo pubblico realizzato qualche anno fa. Domenica, è poi stata collocata una statua dedicata alla Madonna della Conversione. Un tempo sull’area sorgeva probabilmente una chiesa. Poi venne realizzato un edificio adibito per tanti decenni ad asilo comunale. Dopo il suo abbattimento, decretato per l’usura e la vetustà dell’immobile fu dunque realizzato tale largo. Da ricordare che su tale edificio era stata apposta una lapide di condanna delle sanzioni decretate dalla Società delle nazioni in risposta alla guerra mossa dal Regno d’Italia all’Etiopia, recante la stessa data del provvedimento: 18 novembre 1935. A dare il benvenuto al vescovo, padre Luigi Scordamaglia guida spirituale degli zambronesi. Sacerdoti presenti alla celebrazione: don Graziano Maccarone (segretario del vescovo) e padre Nicola Berardi parroco a Daffinà e Daffinacello. Al sindaco Pasquale Landro, il compito di spiegare il senso dell’iniziativa. Presente anche il vicesindaco Quintina Vecchio e il maresciallo Anna Pezzano per la stazione dei carabinieri di Zungri. A intonare le litanie, il coro parrocchiale. Le musiche, curate dal complesso bandistico composto dagli adolescenti del comune di Zambrone. Echi dal passato e voci attuali; spunti e ispirazioni per il futuro?
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, anno X n. 1