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Anno 2008
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Pudore dell'ironia
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Editoriale
Pudore dell'ironia
Jules Renard ha scritto: “L’ironia è il pudore dell’umanità”. L’irrisione, il disprezzo, l’idiosincrasia verso la politica nelle società contemporanee non hanno origine soltanto dalla ventata dell’antipolitica che colpisce incapaci, corrotti e privilegiati. Tali sentimenti sono connessi, in realtà, al più ampio sistema di denuncia e di sospetto che travolge chi esercita un ruolo di primo piano e personifica l’autorità. Nel Vibonese, l’atavica arretratezza economica ha capovolto i termini della questione. I ruoli pubblici hanno perso autorevolezza. Ma più che sentimenti di repulsione, suscitano un’ambigua attrazione. La politica, infatti, è diventata la prima e più importante “impresa” del territorio che ha addirittura superato il turismo. I sermoni perbenisti e moralistici, d’altronde, non offrono soluzioni convincenti e, proprio per questa ragione, sono destinati a perdersi nel vuoto. Non esiste una formula magica per stimolare la reazione alla tirannia della fatalità. Si potrebbe invocare la generosità del messaggio cristiano. Ma come si fa? La società odierna risulta terribilmente secolarizzata, anche nell’estrema periferica del Sud. Si potrebbe tirare in ballo la combattività del socialismo riformista, salvo pagare lo scotto di passare per vecchi nostalgici che hanno stabilito la loro dimora nell’iperuranio. Oppure stuzzicare la forza dirompente della libertà. Ma il rischio di sprofondare nella retorica parolaia e inconcludente sarebbe più che concreto. L’unica arma di cui si dispone veramente, è l’ironia. Non aiuta a pagare le bollette, né a fare la spesa, ma svela la realtà in profondità e in tutte le sue sfaccettature. Essa apparirà talvolta scioccamente crudele, altre inesorabilmente buffa, altre ancora profondamente misteriosa. In tutti i casi non eserciterà alcun inganno e disillusione. Pertanto, non potrà, mai più, condannare alcuno alla sua sottomissione. Walter Siti docente universitario di Letteratura italiana, nel suo recente saggio “Il contagio” prevede che l’Italia sarà in futuro: “Un’appendice ludica dell’Europa”. A questo punto una domanda sorge spontanea: “E Vibo Valentia, che destino avrà?”. La cosa, francamente, sembra non interessare nessuno. Tra una contingenza e un’altra tra una giunta e una complessa trattativa, tra un diktat e un altro, tra un’emergenza e un’imminente campagna elettorale, che senso avrebbe parlare di futuro ? Eppure bisognerebbe immaginare qualcosa. Quanto meno si potrebbe fingere di essere attenti alle sorti del “territorio”, parolina magica capace di scaldare i cuori di tanti dirigenti vibonesi. Insomma, almeno qualche ideuzza si potrebbe tirarla fuori. Ad esempio, perché non istituire l’assessorato all’ironia? I volti seriosi di taluni pubblici rappresentanti, le loro espressioni retoriche, la perdita del senso della misura, impongono una scelta anticonformista, coraggiosa, sui generis. Non tanto per riportare i problemi nella loro naturale dimensione, quanto per superare le innaturali soluzioni proposte, occorre una risposta brillante, che coniughi glamour, verve e capacità d’analisi. L’assessorato all’ironia, appunto. D’altro canto urgono rapidi rimedi contro la dilagante e sempre più oppressiva cultura del piagnisteo. Non se ne può più. Un ottimo giornalista italiano, a tale proposito ha scritto: “In politica, quando non è corretta dall’ironia o quando non sia direttamente una sbruffonata ludica a breve, l’arte del piagnisteo diventa un malvezzo da prefiche in cattiva fede”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 14 maggio 2008
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