ZAMBRONE, L’OMAGGIO AI CADUTI DI DAFFINACELLO
Inaugurato il monumento realizzato nel 1988 per onorare il loro sacrificio
«Quanti figli ha la morte? Stanno tutti nel mio petto. Una rondinella viene da tanto lontano». Questi i versi a firma di Federico Garcia Lorca incisi sulla lastra collocata ai piedi del monumento ai caduti in guerra posizionato nel capoluogo. L’opera venne realizzata nel 1988 per volontà dell’amministrazione comunale condotta da Salvatore L’Andolina. Raffigura una madre che sorregge un giovane soldato accasciato. Il dolore della madre come paradigma dello strazio di tutta l’umanità. Un’immagine che richiama la Pietà e il patimento di una donna del popolo. All’epoca vennero realizzati anche altri due monumenti dedicati ai caduti in guerra. Uno a San Giovanni che raffigura il Seminatore, simbolo che richiama direttamente la civiltà rurale. E l’altro alla frazione Daffinà, dedicato all’Emigrante. A Daffinacello i lavori del parco erano in via di definizione e quindi non fu possibile apporre alcuna opera commemorativa. Dopo qualche mese furono comunque definiti dall’amministrazione in carica (la stessa retta da L’Andolina) ma subito dopo la sua esperienza venne interrotta anticipatamente. Venne però ugualmente acquistato un quadro in bronzo dal titolo eloquente: “La vendemmia”; un tributo alla plurisecolare storia agricola del posto. Da precisare un dato significativo. Tutti i nominativi dei caduti in guerra di Daffinà, Daffinacello, San Giovanni e Zambrone furono riportati nella lapide marmorea posta alla base del monumento posizionato nel capoluogo (già nel 1988). Una scelta precisa, un modo per accomunare i militari dello stesso territorio (e cioè del capoluogo e frazioni) che avevano perso la vita in guerra. Esistenze segnate da un identico tragico destino e quindi, idealmente riunite sotto la stessa bandiera, quella dell’unità, del ricordo e dell’affetto di tutta la popolazione comunale. Per ricordare il loro sacrificio vennero comunque realizzate anche le altre due opere poi sistemate nelle frazioni. Le quattro statue (tutte datate 1988) furono modellate dal maestro Michele Zappino di origine zungrese e docente di Scultura presso l’Accademia di Brera. Per rafforzare il ricordo dei caduti, oltre ai nomi incisi sulla lastra marmorea del capoluogo vennero loro dedicate nelle frazioni di San Giovanni e di Daffinà anche alcune vie del paese. A completamento di tale percorso, a distanza di 25 anni dall’originaria installazione delle tre statue dedicate ai caduti in guerra, lo scorso 10 novembre è stato inaugurato un altro monumento presso Daffinacello. Trattasi, per come già sopra precisato, di un quadro raffigurante la vendemmia. L’opera è stata posizionata nel parco realizzato sul finire degli anni Ottanta. Quattro i caduti di Daffinacello nelle due guerre mondiali. Presenti alla cerimonia i rappresentanti dell’amministrazione comunale, il parroco e i carabinieri operanti presso la stazione dei carabinieri di Zungri. Le intemperie hanno impedito la completa attuazione della programmata cerimonia. Alla preesistente statua della frazione di Daffinà (realizzata anch’essa nel 1988) è stata inoltre apposta una lapide indicante i nominativi dei caduti (analoga all’operazione eseguita a Daffinacello). Lorca nella poesia “Altro sogno” scrive anche: «Vorrei a questi alberi legare il tempo con una corda di notte nera e tingere poi del mio sangue le rive pallide dei ricordi!». Il ricordo di questi giovani sarà per sempre legato agli ulivi secolari del territorio con una corda bianca, il colore del candore per eccellenza e le rive dei ricordi saranno sempre rosse, il colore dell’amore intenso capace di superare le barriere del tempo.