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Anno 2008
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Odio l'estate
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Editoriale
Odio l'estate
L’estate sta finendo e un anno se ne va. Così canticchiavano i “Righeira” qualche secolo fa. Sindaci, assessori e corsivisti del mercoledì, avvertono il bisogno, chissà perché, di offrire, sulle sorti del turismo locale, analisi seriose e puntualissime. E se qualcuno al terzo rigo cambia giornale, vuol dire che è un ignorantone destinato a rimanere tale. Rimane solo lo spazio per buttare nel tritatutto della quotidianità, qualche impressione. La prima sensazione è che la tipologia media del vacanziere sia profondamente cambiata. C’è un innalzamento generale del livello intellettivo medio del turista che, stranamente, sembra essere ignorato dagli operatori. Il buzzurro assatanato di sagrette a base di olive importate dalla Grecia e di vino dal sapore acetoso, è una specie ormai minoritaria. La sua presenza, per i lidi della Costa degli dei, sarà sempre più tenue. Il turista inizia anche ad avere in uggia alcuni tipi di intrattenimento, basati sul preconcetto della sua sostanziale stoltezza. Certe forme di animazione fondate sullo sproloquio e su una gestualità volgarmente ammiccante, irrita un numero crescente di persone. E’ anche vero che il “pollo” (alias, turista) non è più disposto a farsi spennare senza battere becco. Per esempio, se a una manifestazione popolare il tartufo di Pizzo è piazzato a cinque euro, si arrabbia, volta le spalle e chiama qualche giornalista per denunciare il misfatto. Accade, addirittura, che egli non è più disposto ad accettare topaie spacciate per confortanti bungalows, né a sborsare cifre rilevanti per alberghetti che non offrono tutti i conforts richiesti dalle strutture moderne. Se poi va al ristorante e il pesce surgelato gli viene presentato come “pescato cinque minuti fa” è capace persino di una scenata isterica. Il turista, inoltre, è sempre di più alla ricerca dell’evento particolare. Quanti sono gli eventi “particolari”, capaci cioè di coniugare cultura e divertimento, offerti durante la passata stagione nella provincia di Vibo Valentia? Certo, non vanno trascurati i soliti problemi, che ormai conoscono anche le pietre. Si sa, costa di meno un volo Milano-Londra che uno Milano-Lamezia Terme. I rappresentanti istituzionali denunciano con forza il misfatto da anni, ma quanto alle soluzioni si brancola nel buio. In molti si lamentano dell’esosità dei parcheggi. Il fatto che si debbano pagare le aree di sosta è un dato ormai assodato. Però, se le strade per attraversarle comportano, a fine stagione, il cambio degli ammortizzatori e dei cerchioni in lega, allora il turista si allontana sempre di più da quel modello di virtù che fu Giobbe. Se poi, l’autovettura del villeggiante rimane parcheggiata al sole, incustodita, attraversa migliaia di chilometri senza trovare un bagno funzionante o un fontanella, inevitabilmente, egli sarà condannato a finire nel quinto cerchio dell’Inferno dantesco, con gli iracondi. Infine, i comuni limitrofi della costa, che dovrebbero ammortizzare la domanda turistica, assolvono a questa gravosa incombenza ? Se il vacanziere, per un anno, fa visita nelle similari realtà dell’Umbria o della Toscana, il rischio che perda la passione per lo splendido mare del Tirreno centrale è sostanziale. In compenso, la cultura del piagnisteo e lo sport dello scaricabarile, da queste parti, continuano ad imperversare, in lungo e in largo. L’auspicio è che i turisti non assumano quale loro inno, quella splendida canzone di Bruno Martino, che nell’originaria versione recava il titolo: “Odio l’estate”... nella Costa degli dei!
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 5 settembre 2008
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