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Anno 2008
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Il territorio...
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Editoriale
Il territorio...
La nuova parolina magica della locale classe politica? “Territorio”. Una scoperta sensazionale. Politici e amministratori hanno ormai un chiodo fisso. Il “territorio”, appunto. Bisogna lavorare per la crescita del territorio. Occorre valorizzare le risorse del territorio. E’ necessario dare rappresentatività alle sacrosante istanze del territorio. E’ un inderogabile dovere lavorare per il bene del territorio. Addirittura, talvolta si sfocia nel morboso. Il territorio va amato. Più o meno come fa Sarkozy con la bella Carla ? Non si esageri; modus in rebus. L’argomento più usato dai candidati per convincere gli elettori a prestare il loro consenso è stato il territorio. L’assurdo non ha mai fine. E allora ecco le espressioni più farneticanti. “Meglio un asino del territorio … che un buon consigliere fuori circoscrizione”. Se il territorio è montano, il suo rappresentante invoca una legge per la valorizzazione delle aree boschive. Se ricade sul litorale, una a protezione della fauna marina. Se è collinare, puntuale, sulla salvaguardia della campagna. Il mancato radicamento sul territorio è visto dagli analisti come la causa principale della sconfitta del centrodestra locale. Simmetricamente, candidature legate fortemente al territorio, la ragione del travolgente successo del Pd provinciale. Insomma, è l’interesse nei confronti del territorio, la panacea di tutti i mali, l’argomento principe delle innumerevoli iniziative politiche. Ormai, però, si sfocia abbondantemente nello stucchevole. Di quale territorio si parla? Di quello saccheggiato dall’edilizia privata? Di quello deturpato da discutibili iniziative di edilizia pubblica? Di quello okkupato da una classe politica eternamente uguale a se stessa? Di quello maltrattato da amministratori fin troppo “comprensivi” che con le loro scellerate scelte hanno spalancato le porte alla tragedia del 3 luglio 2006? Di quello incapace di articolare iniziative di promozione turistica e culturale? Di quello che eleva le sagrette a fuorviante rappresentazione di una cultura ultra bimillenaria? Di quello che abbandona all’incuria strade e pubbliche vie? Eppure il territorio è destinato ad essere il leitmotiv della futura classe dirigente. Non bisogna essere chiaroveggenti per immaginare le prossime roboanti dichiarazioni dei locali rappresentanti. Se c’è un comune rimasto senza rappresentante in seno al Consiglio provinciale, il consigliere del collegio proclamerà: “Sarò il rappresentante degli interessi del territorio di …”. Se è l’intero collegio ad essere rimasto senza rappresentante, l’assessore di questo o quel ramo dichiarerà: “Io rappresento le giuste rivendicazioni politiche di tutto il collegio”. Gli eletti rivendicano di essere stati premiati per il loro impegno e la presenza sul territorio. I non eletti denunciano i gravi ritardi del territorio. Alla fin fine viene in mente un terribile dubbio. Non è che il “leghismo” ha contagiato un po’ tutti? Ma come, da tempo si vive nel “Villaggio globale” ma nonostante ciò si rimane saldamente ancorati a logiche di territorio? Che è controtendenza culturale? Miopia? Banalità? Carenza di idee? Le amorevoli attenzioni rivolte verso il territorio vanno guardate con sospetto. Giouse Carducci, infatti, ha scritto: “Di buone intenzioni non è lastricata soltanto la via dell’inferno, sì anche la cattiva poesia”. Già, anche la cattiva politica?
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 21 aprile 2008
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