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Anno 2008
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Il mondo fiabesco della politica locale
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Editoriale
Il mondo fiabesco della politica locale
“La volpe e la cicogna” è il titolo di una delle più conosciute favole di Fedro. La storia è davvero educativa. Una volpe invita a cena la cicogna e le offre un brodino. La cicogna ha il becco lungo e non riesce a gustarlo. Si ripropone, però, di restituire il favore. Ricambia, così, l’invito e offre alla volpe del cibo tritato in un’anfora dal collo lungo. E mentre la cicogna mangiava infilandovi il becco, la volpe si accontentò di leccarla. Una metafora che ben descrive la situazione dell’attuale partito democratico locale. All’interno del Pd vibonese, infatti, la battaglia per la conquista di posizioni predominanti non esclude colpi bassi. Le “cene” fra le diverse componenti sono animate dallo stesso spirito dei due animali protagonisti della novella di Fedro. Da una parte il desiderio di personificare una sorta di discontinuità col passato che però viene bollato dagli avversari come un illegittimo tentativo di sopraffazione. Dall’altro una richiesta di riequilibrio nell’ambito delle forze che hanno garantito al centrosinistra una straripante vittoria, che i sodali di partito considerano come un’inammissibile aspirazione di restaurazione dell’ancienne regime. Ma l’antico adagio recita: se Atene piange, Sparta non ride. L’infelicità (politica, s’intende) dei primi, non fa la felicità dei secondi. E così il centrodestra manifesta la sua sostanziale incapacità a proporsi come forza alternativa. Esso sembra la Torre di Babele. Uomini che parlano (poco, per la verità) linguaggi diversi e, quindi, incapaci di comunicare. Il suo Popolo, forse, potrebbe essere “liberato”… solo dal Dominus. Due le possibili vie d’uscita. La prima poggia sulla mediazione che appartiene alla liturgia della vecchia politica. La seconda è quella praticata dal Signore qualche millennio fa. Della serie: “Tutti giù per terra”… e non era il ritornello di un innocente girotondo bambinesco. Anche per loro vale la pena di rileggere un’antica fiaba di Fedro dal titolo: “La scimmia e i pescatori”. E’ la storia di una scimmia che cerca maldestramente di imitare i pescatori nell’atto di sistemare le reti per la pesca. Tuttavia, appena toccata la rete, la scimmia corse il serio rischio di rimanervi imbrigliata per sempre. Della serie: fare ciò di cui si è incapaci può risultare dannoso. E gli altri? Quelli che la stampa definiva “cespugli”? Tranne qualche rara eccezione (la solita, quella che conferma la regola) hanno subito la stessa sorte riservata al giunco dalla piena: chinati fino ad essere praticamente seppelliti. Le giaculatorie avverso chi personificava il male sono cessate, d’incanto. Il male non c’è più e loro, evidentemente, hanno esaurito la sacrale missione storica. Ma la verità potrebbe essere un’altra. Le idee confuse, la strategia errata e una tattica votata all’autodistruzione non hanno lasciato alcun margine di salvezza agli aspiranti emuli di Davide. Una sana umiltà aiuta a vivere meglio, sempre. E’ la vecchia lezione di un’altra celebre fiaba di Fedro: “L’uva e la volpe”. Riccardo Lombardi, gigante della sinistra nazionale, oltre trent’anni fa profetizzò: “Siamo di fronte a un’inerzia progettuale dell’umanità, per battere la quale ci vuole una revisione traumatica delle cose e del modo di pensare. Ma ancora una volta dichiaro il mio ottimismo”. L’ottimismo della volontà sconfiggerà il pessimismo della ragione; anche, anzi, specie, a Vibo Valentia.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora, pubblicato il 7 dicembre 2008, p. 25
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