A ZAMBRONE D’ESTATE... QUALCHE ANNO FA
L’autunno induce al ricordo e alla nostalgia. E il pensiero corre a tanti e tanti anni fa. Frammenti di indimenticabili giornate d’agosto vissute a Zambrone, tra la via Pietro Mancini, piazza San Carlo e la marina. Dalla mia finestra aperta, sentivo di mattina Francesco Ferraro che puntualmente litigava con sua moglie Domenica Grillo sul modo di innaffiare l’orto. A volte avvertivo anche l’odore della sua immancabile sigaretta, l’emmesse. Mi è rimasto impressa l’ape di Carmelo Rizzo che spesso non partiva al primo colpo. Maria Rosa Grillo e Cono Ferraro accendevano il fuoco e (considerato il caldo tropicale) non ho mai capito il perché. Alla prima casa (di via Pietro Mancini) c’erano Giuseppe Grillo e la moglie Antonia Ferraro, i quali partivano presto per i campi. Di fianco alla mia abitazione, i cugini comaschi con qualche bimbo piccolo avevano il loro da bel da fare sin dall’alba. Poco più a lato, la finestra di Francesco Cognetto (che rientrava permanentemente all’alba) era chiusa e quella di Elisa De Carlo e di comare Maria Grillo aperte. E già in giardino si sentivano le loro voci. Di fronte una casa con le finestre permanentemente chiuse. Scendevo in piazza e le panchine del comune, all’ombra, erano un ottimo posto d’osservazione e di relax; seduto c’era sempre Daniele Perozzi a volte pensavo dormisse lì, poi via via si univano gli altri amici. Si pranzava in giardini e coi vicini si scambiava l’augurio di buon appetito; il mio orecchio rievoca il suono di posate e piatti e qualche pianto di bimbo che non voleva mangiare. Di pomeriggio la “Marinella” era la nostra meta fissa. E tra tuffi, chiacchiere e risate si passava il pomeriggio. La sera non c’era molto da fare. E così si ritornava alle panchine. La chitarra di Bruno Saporito o di Enzo Pillitteri allietavano le ore trascorse insieme. A volte si organizzava qualche falò giù al mare; ma la cosa più bella era stare assieme. Ma il momento che ricordo con più nostalgia è il giorno delle “bottiglie” (e cioè della salsa). Le varie comari tutte o quasi di nome Maria (Maria Ionadi, Maria Cognetto, Maria Rizzo) venivano ad aiutarci. Zia Fortunata Rizzo sempre seduta su una seggiola che con tanta pazienza e garbo sbucciava pomodori su pomodori ed era prodiga di consigli per tutti. Mamma si occupava della pulizia delle bottiglie e papà dell’organizzazione generale! Antonio, mio fratello, della macchinetta trita pomodori; io… non credo facessi molto! Però era un giorno speciale, perché c’era anche Elisa De Carlo… Era come una specie di Pasquetta passata a casa, un momento indimenticabile. Ma come tutte le cose piano piano terminò; chi prima chi dopo siamo andati via tutti. La via Pietro Mancini non è più la stessa ma é bello ricordarla con tutti i personaggi che l’hanno vissuta, anche ricordando Bosco, il cane di Elisa De Carlo, di frequente ospite a casa nostra, che in una di quelle estati cessò di vivere.
Carlo L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, ottobre 2013, anno IX, n. 5