Reperto di eccezionale valore storico e archeologico rinvenuto a Zambrone
STATUINA D’AVORIO RITROVATA NELLA ZONA MARINA
In avorio di elefante, raffigura un uomo o un dio. Di età minoica è giunta da Creta 3500 anni fa
È una zona di interesse antico, quella di Zambrone in cui è stata rinvenuta la preziosa statuetta proveniente da Creta, zona di studio, monografie e indagini archeologiche. Le prime ricerche sul territorio, infatti, furono eseguite dal più autorevole fra gli studiosi, Paolo Orsi, il primo a rinvenire la necropoli di Torre Galli, forse anche il primo a stimolare le menti di quei professori che, oggi, hanno scritto una nuova pagina della storia del mediterraneo. Ancora terra di storia, dunque, il vibonese, terra di eccellenze e di immensa ricchezza, a cui non si può restare indifferenti, che merita il giusto approfondimento, che chiede ancora risposte, molte delle quali fornite il 29 aprile, presso il sistema bibliotecario vibonese. Una platea incantata dalle parole dei professori Marco Pacciarelli e Reinhard Jung, come in una lezione universitaria, al fianco del direttore del museo Maria Teresa Iannelli e del direttore del polo Santa Chiara Gilberto Floriani. Pacciarelli si occupa del vibonese da molti anni ed in attivo ha una concessione di scavo su Zambrone e Torre Galli, congiuntamente al collega Jung esperto di Egeo. E proprio Pacciarelli, nel corso della conferenza ha aperto l’approfondimento. «Le ricerche di Orsi -ha spiegato- ci indicano la zona come fittamente popolata già a partire dal V sec. avanti Cristo, con una popolazione a sud dell’ istmo di Catanzaro e nota al tempo sotto il nome di itali. Un terreno fertilissimo Zambrone, grazie alle ceneri provenienti dalle Eolie e scalo marittimo che consentiva un doppio approdo, cioè su due lati». Sarebbero queste le ragioni per cui il promontorio fu scelto nell’ età del bronzo come punto nodale per gli scambi con l’Egeo, in cui con molta probabilità sorgeva un centro miceneo, cinto da mura difensive. Infatti «nelle prime fasi di ricerca -prosegue l’ esperto- l’esplorazione geofisica del sottosuolo ha rinvenuto un fossato difensivo strisciante lungo il territorio e largo 8 metri, contro non precisati attacchi esterni. Abbiamo poi indagato il riempimento del fossato, trovando fossili di buoi, cervi e materiali vari, fra cui vasi usati forse per una vinificazione già in produzione intorno al 1200 avanti Cristo. È proprio fra i materiali del fossato abbiamo scoperto questa opera d’arte». Le statuette d’avorio rappresentano oggetti molto rari da scovare negli stessi centri micenei, di carattere simbolico e religioso, raffiguranti spesso dei o adoranti, alla maniera dei sigilli (come quello rinvenuto a Briatico qualche anno fa, dello stesso periodo e provenienza della statuetta) il cui contesto però ne dà una maggiore certezza raffigurativa. Da sottolineare che si tratta di un reperto archeologico dal valore inestimabile, in quanto è la più antica raffigurazione umana fin ora rinvenuta in tutta l’area occidentale del Mediterraneo. «La presenza della statuetta -ha illustrato Jung- ci dà modo di pensare che la zona fosse un punto cruciale per i rapporti di scambio fra il Mediterraneo e l’Egeo, ipotesi che se verificata sconvolgerebbe le certezze storiche del passato». I due archeologi hanno poi aggiunto: «Anche se molto piccolo, il manufatto è una vera e propria opera d’arte, realizzata con grande maestria, seguendo puntualmente i canoni dell’arte minoica. La vita è molto stretta mentre il torso si allarga verso le spalle. Le gambe finemente modellate presentano cosce robuste ed allungate». Lo stile minoico si deduce anche dalla postura inarcata e dalle braccia piegate che lasciano supporre i pugni sul torace. E quindi, in merito alla provenienza e alla datazione della statuetta d’avorio non sussisterebbe alcun dubbio: «Lo stesso tipo di statuetta è noto a Creta fin dall’età dei Primi Palazzi (periodo incluso tra il 20esimo e il 18esimo secolo a.C.) accanto a quelle in bronzo compaiono anche quelle in avorio, di proporzioni minori o analoghe a questa ritrovata a Punta di Zambrone e in quattro casi anche di grandi dimensioni». Da sottolineare che nell’immediatezza della scoperta, Maria Teresa Iannelli aveva dichiarato: «Si tratta di un oggetto assolutamente unico ed eccezionale perché siamo di fronte alla più antica rappresentazione della figura umana con caratteri naturalistici finora trovata in Italia e in tutto il Mediterraneo occidentale. La statuetta è realizzata in avorio di elefante, una materie prima molto pregiata che proveniva dall’Asia o dall’Africa. Benché piccola è una vera e propria opera d’arte, realizzata secondo i canoni della civiltà minoica dell’età dei Nuovi Palazzi (periodo storico che va dal17esimo al 15esimo secolo a.C.)». La statuetta è stata immediatamente allocata in una teca presso il museo di Vibo Valentia. I quesiti che pone tale scoperta, senza risposta, sono molti. Ma di certo c’è che nel passato il vibonese splendeva davvero.
Ilaria Lenza
Pubblicato su Cronache Aramonesi settembre 2013, anno IX n. 4