il corsivo
UN’ESTATE IMPOVERITA PER SCARSA LUNGIMIRANZA
Cosa rimane dell’estate 2013? La stagione ormai agli sgoccioli impone qualche riflessione. La promozione turistica su scala provinciale è stata all’altezza del compito? La domanda non si pone in relazione ai servizi primari, sui quali molto ci sarebbe da discutere, ma sugli aspetti che investono l’accoglienza e un’idea moderna di ospitalità. Un turista che voglia vivere la provincia di Vibo (tanto per rimembrare uno slogan di qualche anno fa) può ritenersi soddisfatto di quanto gli è stato offerto in termini di iniziative e manifestazioni estive? L’offerta, onestamente, sembra essersi impoverita. Ci sono almeno due appuntamenti che sono mancati nel cuore dell’estate vibonese. Il primo è quello organizzato dall’associazione “Il Tocco” di Motta Filocastro, diretta da Graziano Ciancio. Due eventi di indubbio fascino: “Filocastrum Fest” e “Facimu Rota”. Il primo si è svolto per sette anni. Una rievocazione medievale tesa a valorizzare un frammento di storia ricca di risvolti positivi per l’intero comprensorio. Una ricerca sul periodo normanno segnata da un costante approfondimento. A tale proposito giova ricordare che la kermesse è sempre stata preceduta da convegni culturali di spessore che hanno coinvolto studiosi di alto profilo del calibro, ad esempio, di Ulderico Nisticò. “Facimu Rota”, invece, ha rappresentato, per ben otto anni un riferimento serio per gli amanti della tradizione coreutico-musicale calabrese. Da segnalare, a tale proposito, il legame profondo che si è instaurato tra la comunità mottese e quella aspromontana, specie con Cardeto e i fratelli Filippo e Sebastiano Battaglia, “sonaturi” di qualità musicale ed umana fuori dal comune. Un altro evento cancellato dal cartellone degli appuntamenti estivi è stato il “Mediterranea sound festival” organizzato a San Costantino di Briatico a cura dell’associazione Eleutheria presieduta da Stefania Aprile. Una manifestazione peculiare che ha visto esibirsi star del calibro di Peppe Voltarelli e Alessandro Mannarino. Le ragioni della chiusura di tali eventi vanno ricondotte, sostanzialmente, alla mancanza di un adeguato sostegno. Il supporto dei privati è limitato, assente quello pubblico. Quale suggerimento offrire? Rimboccarsi le maniche e ricominciare? Oppure rassegnarsi a un declino lento e inesorabile? Perché l’assenza di tali festival non soltanto impoverisce l’offerta turistica, ma rappresenta un vulnus alla capacità aggregativa di una comunità. In sostanza, indebolisce un valido collante sociale che è il presupposto di ogni progetto di crescita. Le amministrazioni comunali sono in crisi economica (e non solo). La Provincia, di fatto, non esiste più. La Regione un ente decisamente distante da tutto ciò che amalgama, continuamente, una massa di individui e la trasforma in società. La questione non è così secondaria come potrebbe apparire. Perché se una realtà, come quella vibonese, in crisi di lavoro, sociale, economica, viene anche spogliata della sua umanità, si spalancano le porte al nulla. Una dimensione per sua stessa natura irreversibile. Un piccolo incendio in una foresta se domato tempestivamente non produce pregiudizi; altrimenti, causa danni incalcolabili perché elimina un polmone verde che guarda caso é lo stesso colore della speranza…
Corrado L’Andolina
Pubblicato su L’Ora della Calabria il 5 settembre 2013, p. 26