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Anno 2008
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I puri e gli epurati tra politici e politicanti
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Editoriale
I puri e gli epurati tra politici e politicanti
“Elogio del lusso. Ovvero l’utilità dell’inutile”. E’ l’ultimo libro scritto da Paquot Thierry. Illuminante la sua ridefinizione del lusso che s’identifica con tre concetti fondamentali: tempo, spaziosità, silenzio. Alla luce delle riflessioni dell’autore transalpino, c’è da chiedersi, ma allora la “casta” vive davvero nel lusso? Trasferirsi, sia pure con un aereo di Stato, da Ceppaloni a Monza che non è proprio come andare da New York a Honolulu, è manifestazione di tangibile privilegio? Rincorrere figure di primo, secondo e terzo livello, in lungo e in largo per il Belpaese con un’agenda fitta di impegni costituisce privilegio? Trascorrere quasi tutta la vita in ambienti elegantissimi, ma pur sempre chiusi che sanno di rancido, senza nemmeno la possibilità di circolare in boxer e con calzini bucati rappresenta un privilegio ? Adesso non è che politici e politicanti della prima, seconda e terza Repubblica se la passino proprio male, con i loro iperbolici stipendi, le segretarie stangone, felicemente sballottanti da un party a un altro. Ma chi al loro posto rinuncerebbe a tutto ciò? E poi, non è che aveva ragione Enzo Ferrari quando asseriva: “Gli italiani ti perdonano tutto, tranne il successo”? Non è ad esempio che il Cavaliere susciti tanto odio perché è ricco sfondato e anche in politica ha fatto la sua figura ? Non è che Romano Prodi è così invidiato perché sapientoni e sapientini, in cuor loro pensano: “Bhè, se “Mortadella” è giunto a tanto, io con un po’ di fortuna dove sarei potuto arrivare?”. Non è che su Clemente Mastella si scagliano gli strali di tanta gente perché: “Con i suoi quattro terroni della Campania” è giunto sullo scranno più ambito dai novelli Saint Just di casa nostra ?. Insomma l’antipolitica è un fenomeno indotto o auto indotto? Probabilmente, intorno alla cosiddetta antipolitica non è il caso di farsi illusioni, né di creare drammi, perché l’Italia e gli italiani, sono sempre uguali a loro stessi. Ennio Flaiano avrebbe esclamato, perentorio: “La situazione è grave, ma non è seria”. In passato gli strali contro le malefatte della Democrazia cristiana erano all’ordine del giorno. La Balena Bianca, però, a ogni elezione, si riconfermava, puntualmente, il primo partito, con percentuali esaltanti. Poi fu la volta di “Tangentopoli”, tutto sembrò cambiare, ma fu solo una tragica illusione. Il Belpaese era e continua ad esserlo, la patria dei moralizzatori, quasi sempre amorali. Sono tutti nella stessa barca: sia i fautori dell’ “antipolitica” (espressione francamente orrenda) sia i loro detrattori. Da una parte e dall’altra abbondano corsivisti puri e duri, capaci di ubriacare il lettore con la retorica vagamente censoria dei loro interminabili scritti. Analisti “preoccupati per le sorti del Paese”, disamine accigliate e catastrofiste, spesso certificate dalla firma di qualche premio Nobel, di norma super ignorante sulle questioni politiche. Non mancano, infine, canuti giornalisti e sedicenti intellettuali che oggi denigrano l’ “antipolitica” ma che fino a ieri erano il megafono e l’arma contundente con cui veniva colpita la Politica (e il maiuscolo non è un refusus). A tutti occorre ricordare quanto affermava Pietro Nenni: “C’è sempre qualcuno più puro che ti epura”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 2 gennaio 2008
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