ZAMBRONE, “TAMBURELLO FESTIVAL”
TRIONFANO INVENTIVA E PASSIONE
ZAMBRONE - Per celebrare un decennio di impegno e successi, il titolo del Tamburello festival è stato: “Puntati su dieci rote”. Un’opzione evocativa perché il dieci nella numerologia esoterica indica la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo e la “rota” è la danza tradizionale calabrese in cui il “mastru d’abballu” orchestra un’intera sinfonia sociale di danze e alleanze. Anche quest’anno il Tamburello festival ha riscosso un grandissimo successo sia fra i conterranei che fra i turisti che hanno affollato la piazza Otto marzo e le strade principali del paese. Primo appuntamento è stata la “Galleria d’arti e mille sapori” con le esposizioni di artigiani e produttori gastronomici della zona. Principale attrazione della Galleria, il laboratorio degli strumenti tradizionali musicali calabresi che ha esposto strumenti musicali artigianali di famosi costruttori della zona: i tamburelli di Andrea Anghelone e Bruno Pitasi, le lire calabresi di Salvatore Braccio, le zampogne e le pipite di Pasquale Lorenzo, con la collaborazione degli zampognari Salvatore Pronestì e Alessandro Brizzi che si sono esibiti dal vivo durante la serata. In aggiunta, l’associazione ha messo a disposizione i libri editi su diversi aspetti storici e antropologici della tradizione calabrese, fedele al proposito di fornire sia intrattenimento che riscoperta culturale. Lungo la Galleria si sono esibiti dal vivo il duo di giocolieri e mangiafuoco Dodydudupromo, l’equilibrista Giuseppe Gatto, i Giganti di cartapesta Mata e Grifone, i “sonaturi” catanzaresi Andrea Bressi e Giuseppe Muraca e lo scultore di palloncini Paolo Cusa. Prelibata e curata nei minimi dettagli la sagra aramonese che ha proposto piatti tipici calabresi come la soppressata, le zeppole con le alici, le “cururicchie” e i “fileja” con sugo di fagioli e non sono mancati i dolci che hanno destato molta curiosità: “pitte pie”, “nacatule” e “cicerate”, bagnate con i fiumi di vino rosso aramonese e di zibibbo. A seguire l’esibizione della poetessa briaticese Giusy Staropoli Calafati e delle sue liriche dedicate alla sua terra natale. Lo spettacolo di apertura all’insegna della tradizione con il trio composto da Alessio Bressi, Francesco Lesce e Paolo Napoli, giovani e talentuosi polistrumentisti che hanno eseguito pastorali calabresi accompagnate da zampogna, pipita e altri strumenti tradizionali. Il trio si è esibito accompagnandosi ad un duo molto particolare: quello composto da Pietro Adduci, rinomato suonatore di zampogna a chiave del Pollino, ed Elisabeth Morabito, “sonatura” prodigio di organetto di soli nove anni. Deviazione nel bacino culturale dell’Altosalento con gli Skaddìa, specializzati nell’esecuzione del repertorio coreutico e poetico-musicale della loro terra natia, che hanno infiammato la folla danzante con pizziche, quadriglie, ma anche canti e stornelli del Salento. Lo spettacolo si è, infine, spostato di nuovo in Calabria con gli Skunchiuruti, giovani “sonaturi” di “Sonu a ballu”, forma di rota della zona di Cataforìo, cantato e suonato nella sua forma più tradizionale e pura, senza contaminazioni moderne e accompagnata da strumenti di antichi tra cui il flauto di corteccia e l’organetto otto bassi. Per tutta la serata è stato proiettato il video: “Puntati su dieci video”, sintesi filmata delle precedenti edizioni e corposa raccolta fotografica di “sonaturi” del Pollino e dell’Aspromonte. Toccante, l’omaggio a Walter Guido, leader dei Lisarusa scomparso poco tempo fa ricordato sia nel video che nel finale della kermesse dal presidente dell’associazione Aramoni, Corrado L’Andolina. Lo spettacolo si è concluso con la tradizionale “cameiuzza” pirotecnica. La manifestazione della scorsa domenica si è riconfermata evento di impegno e inventiva, tanto più se si considera che essa non percepisce alcun pubblico contributo.
Eleonora Lorenzo
Pubblicato su L’Ora della Calabria il 22 agosto 2013, p. 28