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Anno 2008
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Il Vibonese, la provincia dove regnano i gattopardi
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Editoriale
Il Vibonese, la provincia dove regnano i gattopardi
Al grande Giuseppe Tomasi di Lampedusa difficilmente sarebbe venuto in mente che i secoli futuri avrebbero riservato tanta fortuna alla frase messa in bocca ad uno dei suoi personaggi (non al principe di Salinas, contrariamente a quanto pensano molti, che il titolo citano senza aver mai letto il romanzo). Il Grande dizionario illustrato della Lingua italiana di Aldo Gabrielli, alla voce gattopardesco recita “Facile a mutar bandiera, in particolare per non compromettere le sue posizioni di privilegio consolidate”. E’ curioso notare come la letteratura riesca a cogliere il valore della realtà con una sola parola assai più di quanto non facciano mille contorsioni verbali (riposizionamento, ravvedimento, diritto di tribuna, ritorno alla casa madre, ossequio alla volontà popolare, riconoscimento della superiorità della nuova fede rispetto alla vecchia ecc.). Mai che qualcuno ammetta di aver cambiato casacca per seguire l’istinto naturale verso il gusto dolce del potere, dei privilegi e della convenienza. Intendiamoci: non c’è nulla di scandaloso a cambiare opinione adeguandosi alle mutate condizioni. Il male sta nel non volerlo ammettere, nella pretesa di convincere gli altri della propria onestà e che la nuova scelta (riposizionamento) è frutto di una decisione tormentata, a volte persino dolorosa ma necessaria, ovviamente per meglio salvaguardare i bisogni dei deboli da posizioni di forza! In Calabria il fenomeno, assai contenuto ai tempi della prima repubblica, ha assunto di recente dimensioni grandiose. Gli osservatori hanno assistito, senza battere ciglio, anzi spesso accogliendo dichiarazioni e interviste degli interessati con comprensivi scuotimenti del capo e offerto commenti dal vago sapore giustificazionista a capriole indecenti. Vi sono stati segretari regionali di partito che hanno promosso e condiviso una linea fino all’ultima riunione degli organi e meno di una settimana dopo sono stati ritrovati in un altro partito. A volte vi sono stati improvvisi ritorni di fiamma durati però lo spazio di un mattino e dopo poche settimane altri riposizionamenti. Vi sono stati deputati e senatori che di fronte alla prospettiva, per loro intollerabile, di vedersi sbattuti fuori dall’empireo del potere non hanno avuto alcuna esitazione a trattare nuove collocazioni magari nel campo opposto a quello in cui militavano. Vi sono stati segretari provinciali di partito, assessori e consiglieri regionali e provinciali che hanno ribadito pubblicamente la fedeltà ai propri principi ed al Partito e dopo tre giorni sono stati ritrovati in una collocazione completamente diversa, in barba alle solenni dichiarazioni di poche ore prima. Il fenomeno ha assunto dimensioni catastrofiche nei livelli di base delle istituzioni amministrative (consigli circoscrizionali, comunali e provinciali) dove sono in pochi a completare il mandato nella lista o nel partito in cui sono stati eletti. Trascuriamo, per carità di patria, i terremoti nei piccoli centri dove le maggioranze mutano con il mutar del tempo e che trovano scarso rilievo sulla cronaca perché raggiungono solo il secondo o il terzo grado della scala Mercalli. Insomma robetta insignificante ! Questo, per estrema sintesi, il panorama politico calabrese alla vigilia delle elezioni politiche e del turno amministrativo che coinvolge alcuni comuni e qualche amministrazione provinciale. Il buon senso e un naturale pudore indurrebbero ad evitare qualsiasi commento, non fosse per il dilagare di un altro fenomeno che è strettamente collegato al gattopardismo ma non ha ancora trovato un maitre à penser capace di compendiarlo in un’unica espressione. E’ quello che riguarda i giovani, oggetto spesso di retorica, di superficiale considerazione e di ben accetta strumentalizzazione. Conosco giovani, specie quelli che non hanno avuto la fortuna né di essere chiamati a rivestire funzioni di pubblica utilità - più o meno retribuita - presso un Comune o un’amministrazione provinciale, contrattisti a termine e precari di varia natura e genere, pronti ad accettare candidature da chiunque offerte, indipendentemente dalla propria inclinazione politica, dalla propria visione della realtà e del mondo. I due fenomeni, si diceva, sono strettamente collegati. Entrambi si palesano come il frutto della mancanza di ideali, evidenziano il fallimento della tenuta delle istituzioni come fondamento e tutela delle regole della convivenza, dimostrano l’incapacità della scuola e dell’università di formare una nuova classe dirigente, sanciscono, al di là dei discorsi ufficiali e dai suggerimenti offerti dalla Casta, che espressioni come Educazione alla Legalità, alla Solidarietà ed alla Convivenza sono parole vuote. Così si prepara il terreno ad un futuro nel quale le regole saranno semplici grida manzoniane, il rispetto per le istituzioni un assunto retorico e la legge della giungla regolerà i rapporti umani. Non è certo quel che ci saremmo aspettati dalla seconda repubblica, che, come appare inevitabile, tramonta malinconicamente avendo come padrini funerari le facce della prima e le relative linee di supporto. Per preparare cosa? Una terza repubblica o, se si vuole, una terza fase nel segno della continuità con le altre due. Un’ennesima dimostrazione del gattopardismo di casa nostra: perché nulla cambi, tutto deve cambiare! Amen!
Salvatore L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 14 marzo 2008
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