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Anno 2007
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Destra e sinistra in soffitta
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Democrazie post-ideologiche
Destra e sinistra in soffitta
Destra, sinistra, sono parole usate correttamente soltanto dai navigatori satellitari. L’abbattimento (non si comprende perché, ancora oggi, si parla di “caduta”) del muro di Berlino e la conseguenziale fine delle ideologie ha reso i due termini privi di significato. Non a caso quelle odierne sono definite democrazie post-ideologiche. Le dinamiche politiche contemporanee confermano ciò. In Gran Bretagna, Blair e i laburisti (forza di sinistra) hanno sostenuto strenuamente l’intervento militare in Iraq. Decisamente più cauto invece, è stato l’atteggiamento dei conservatori (forza moderata). Viceversa, in Italia la sinistra al gran completo si è opposta alla guerra, mentre, il centrodestra si è collocato sulle stesse posizioni dell’ex premier britannico! E’ soltanto uno dei tanti paradossi delle democrazie post-ideologiche. Innumerevoli gli esempi di “apparente” confusione. Il 90% dei consensi espressi in favore dell’ex Psi prima di “Tangentopoli” è, tanto per fare un esempio italiano, confluito in Forza Italia. Ma il caso più clamoroso è quello di Nicolas Sarkozy. Durante la campagna elettorale per la conquista dell’Eliseo ha insistentemente richiamato Jean Jaurès, padre nobile del socialismo transalpino. Poi ha rivendicato, più o meno esplicitamente, il ruolo di erede naturale di Tony Blair. Ha nominato Bernard Kouchener, uno dei socialisti più popolari e amati dall’elettorato di sinistra, ministro degli Esteri e Jack Lang, ex ministro di Francois Mitterand, componente della commissione incaricata alla riforma costituzionale. Ha sostenuto con successo la candidatura di Dominick Strass-Kahn, altro socialista di spessore, al ruolo di direttore generale del Fondo monetario internazionale. Infine, lo storico ecologista Brice Lalonde, è stato nominato: “ambasciatore della Francia per tutte le trattative connesse con la lotta al riscaldamento climatico”. Non si tratta di opportunismo politico. Piuttosto, come osservato da Alain Badiou, filosofo maoista francese, la scriminante politica ruota ormai su temi ben diversi da quelli tradizionali: globalizzazione, alleanza atlantica e capitalismo del XXI secolo. E su questi argomenti è possibile registrare nuove alleanze o convergenze politico-culturali. Bioetica, libero mercato, concorrenza, promozione di processi democratici, riforma del welfare in favore dei giovani, sono argomenti che mandano definitivamente in soffitta la distinzione tra “destra e sinistra”. Necessitano, invece, politiche riformiste e concrete. E la concretezza non può che originare da scelte valoriali vigorose che costituiscono il nuovo fulcro di aggregazione politica. Adottate da “sinistra”, come nel caso di Tony Blair, o da una “destra” ridisegnata in chiave riformatrice da Nicolas Sarkozy. L’impostazione ideologica e la sua pretesa di dare orientare l’azione politica e la vita stessa sulla base di uno schema aprioristico, predefinito e omnicomprensivo, non esiste più. E’ fallita, insieme alla Modernità. Urge, pertanto, affermare un quadro di valori disgiunto dai tragici fallimenti del “secolo breve”. Creare un nuovo umanesimo che orienti e proietti la società nel futuro, senza farle perdere la sua anima che, fino al Rinascimento ha avuto una connotazione intrinsecamente religiosa, culturale e creativa. Un socialista, Eduard Bernstein aveva compreso ciò con largo anticipo, circa un secolo fa. La formula da lui coniata è nota: “Il fine è nulla, il movimento è tutto!”
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 20 ottobre 2007
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