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Anno 2007
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Il buon linguaggio del "buon" sindaco
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Editoriale
Il buon linguaggio del "buon" sindaco
Dedicato ai sindaci in carica e a quelli che lo saranno dopo le elezioni del prossimo 27 e 28 maggio. Gli amministratori degli enti locali vibonesi lamentano tutti le stesse carenze e difficoltà: mancanza di fonti di finanziamento, rischio criminalità, disattenzione degli organi statuali sovrastanti. Peraltro adottano comportamenti e linguaggi simili se non uguali. Ad esempio: “Sarò il sindaco di tutti” al momento dell’insediamento. Poi, però, quasi sempre, i fatti lo smentiscono clamorosamente. Il sindaco cura i suoi interessi (politici) e quelli della sua parte. Tutto il resto conta poco o nulla. Un’altra espressione tipica è “Non ci sono soldi”. Ci si chiede perché tanta baruffa, che precede tutte le fasi delle elezioni se poi, questi eroi del nostro tempo sono costretti ad operare senza disporre nemmeno dei soldi per pagare servizi essenziali. Misteri della politichetta localistica! Altra frase ricorrente è: “Non è di mia competenza”. Di fronte ai gravi problemi della sociali e politici, del territorio: criminalità, inquinamento, decadenza culturale, etc, etc, il bravo sindaco, risponde sempre così. Più in particolare, nei momenti di estrema difficoltà, ci scappa sempre: “Lo Stato non c’è”. Peccato che la massima autorità statale sul territorio comunale sia proprio il sindaco. Sembrerebbe la rappresentazione parossistica della banalità e invece è tutto vero. Ma il dizionario dei luoghi comuni non finisce qui. Se il sindaco è al primo mandato non resiste proprio alla tentazione di addossare su chi l’ha preceduto, le difficoltà in cui versa l’ente. “Ho trovato il disastro”. Se, invece è alla seconda elezione, risparmia i suoi concittadini dall’atteggiarsi a novello salvatore della patria. In questo caso, la frase prediletta è un’altra: “Le leggi sono cambiate”. Così, se le cose vanno male la colpa è da individuare nei meandri delle vie romane e negli eterei legislatori. E qui arriva il tocco magico: la colpa dei disagi è sempre della “Finanziaria”. Tanto che un normale cittadino si chiede: ma quanto era fondo il pozzo a disposizione dei Comuni se ad ogni Finanziaria si tagliano sempre i contributi loro riservati? La ciliegina sulla torta è: “Sono sempre stato disponibile”. Già la disponibilità. Sembra una graziosa concessione e non una normale predisposizione di chi è sì il primo cittadino, ma pur sempre … appunto, un cittadino, come gli altri. Signori sindaci e amministratori, tenete al riparo i vostri concittadini dai festivals dei luoghi comuni, delle frasi fatte e degli aforismi un tanto al chilo. Un repertorio di espressioni impastate con la melassa di un politichese di profilo infimo non interessa nessuno. Se possibile, cercate di essere tolleranti, creativi, fantasiosi, ironici e autoironici. Già questo, sarebbe sufficiente a fare crescere le comunità che amministrate.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 23 maggio 2007
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