SAN GIOVANNI DI ZAMBRONE E IL RITO DELLA PIETÀ POPOLARE
Con l’Affruntata l’incontro tra il Risorto e la Madonna
Il mistero della morte e della resurrezione è al centro della vita cristiana. Il triduo pasquale, pertanto, rappresenta il fulcro della liturgia della Chiesa. I Vangeli, sia pure con sfumature differenti descrivono cosa avvenne con la resurrezione di Gesù. Il Risorto apparve a Maria di Magdala la quale andò ad annunziarlo agli altri discepoli. Gesù apparirà poi agli apostoli in Galilea, su una montagna e li esorterà ad andare tra le nazioni e battezzarle nel nome del “Padre, Figlio e Spirito Santo”. Nel Vangelo, dunque, non vi è traccia di alcun incontro tra il Salvatore e sua Madre. Nel folklore religioso, invece, sopravvive la leggenda dell’Affruntata. Il rito è attualizzato al termine delle celebrazioni pasquali in molte realtà meridionali. Fra queste, anche San Giovanni di Zambrone, teatro, nel giorno di Pasqua, di tale rappresentazione. Nella frazione del capoluogo tirrenico, lo schema non differisce da quello proposto presso altre comunità ed è così articolato. Per le vie del paese vengono portate a spalla tre statue raffiguranti, rispettivamente, Gesù, Maria Addolorata e San Giovanni. L’effigie di quest’ultimo santo, fa la spola per tre volte tra le altre due, con andamento crescente, per annunciare la rinascita di Gesù. All’ultimo passaggio, s’incontrano innanzi a Gesù, il simulacro di san Giovanni da un lato e quello dell’Addolorata dall’altro. All’incontro, il velo del lutto nero è tolto dalla statua di Maria (in dialetto tale gesto è detto sbilata o sbilazioni) lasciando visibile un vestito di festa. Ma qual è l’origine di questa rappresentazione? Probabilmente, le radici affondano nella liturgia greco-bizantina. Secondo tale liturgia, infatti, la notte di Pasqua, dopo l’annuncio della resurrezione di Gesù, un’icona veniva portata fuori dalla chiesa. Il volto del Cristo era poi orientato in direzione del sagrato, della città, della montagna e del mare. Tale rituale è tuttora svolto nella Cattedrale ortodossa di Atene. Di certo, queste prassi d’ispirazione religiosa si consolidano nel medioevo. In tale periodo, infatti, l’uomo medievale avverte la necessità di un’attualizzazione della Parola del Vangelo. Nascono così le sacre rappresentazioni, incentrate, soprattutto, intorno alla Passione di Cristo. A San Giovanni, comunque, la storia dell’Affruntata è relativamente recente. Risale al 1972. Fu Michele Gentile, originario di Cessaniti e sposato con una donna del posto, Caterina Muggeri a istituire tale ritualità. Ed è lui stesso a ripercorrere le vicende iniziali: «L’idea di creare questa rappresentazione fu spontanea. Un moto dell’animo mi spinse verso tale decisione. Per acquistare la statua di San Giovanni venne organizzata una colletta tra i cittadini del posto. Però, per un malinteso, ci venne spedita l’effigie di San Giovanni Battista, anziché quella dell’evangelista. Il primo anno venne ugualmente utilizzata. L’anno successivo, invece, fu riadatta alle esigenze. Per realizzare la statua di San Giovanni l’evangelista fu incaricato un artigiano, di nazionalità straniera, che viveva a Presinaci di Rombiolo. Fu lui a realizzare la testa, le mani e i piedi. L’operazione costò circa un milione. La statua della Madonna Addolorata, invece, era già presente, ma il primo anno venne lievemente modificata. L’anno successivo, invece, fu considerevolmente restaurata da me stesso che svolgevo l’attività di falegname. In pratica, attraverso alcuni accorgimenti, la struttura fu rialzata. Il ricamo delle vesti, ordinato ad un’azienda manifatturiera specializzata che aveva sede a Milano. Le cuciture, realizzate dalle sarte del posto e anche da mia sorella Anna. La statua del Cristo risorto, invece, per il primo anno ci fu prestata dalla chiesa di Zaccanopoli. Ciò fu reso possibile dalla circostanza che il parroco delle due parrocchie era lo stesso, don Napoleone Stella. Per l’anno successivo, invece, con un’altra colletta popolare si acquistò anche il simulacro del Cristo Risorto. Il primo anno predominò il sentimento della sorpresa. Ma l’emozione fu tanta e tutt’oggi, ogni qual volta è rappresentata l’Affruntata percepisco la stessa sensazione che tocca le mie corde del cuore e quelle di quanti assistono a tale rito». A distanza di oltre quarant’anni, Michele Gentile (per tutti “Mastro Michele”) continua ad essere, orgogliosamente e con puntualità, il regista delle varie operazioni dell’Affruntata. I fedeli, con trepidante curiosità assistono al rito. Frammenti di un mondo antico proiettati nella contemporaneità.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, anno IX n. 3, aprile 2013