ZAMBRONE E IL PRIMO GIORNALETTO SCOLASTICO
Comparve nel 1977 e venne realizzato artigianalmente
Improvvisamente, dall’apertura di qualche cassetto chiuso da tanto tempo, ricompare un oggetto che rimanda ad un episodio che la mente aveva accantonato. Si apre così, in maniera inattesa, una sorgente di ricordi, sensazioni, fatti che la memoria ha custodito nella loro integrità e bellezza. Un gesto rapido, qual è l’apertura di un cassetto, talvolta ha la capacità di rallentare il tempo o, quanto meno, produrre tale sensazione. È proprio questo il sentimento percepito, immediatamente, non appena è spuntato fuori dal mobiletto inutilizzato da tempo, un insieme di fogli spillati, che nel frontespizio recavano la scritta, in bella grafia, “Il nostro mondo”. È la prima esperienza “giornalistica” di cui si ha traccia sul territorio comunale. La data coincide con la primavera del 1977. Nello stesso periodo (12 maggio) la studentessa Giorgiana Masi muore mentre protesta pacificamente per celebrare il referendum sul divorzio tenutosi due anni prima. A colpirla fatalmente, i proiettili sparati dalla polizia per impedire la manifestazione, così per come disposto dal ministro dell’Interno. Negli Usa, esce il primo episodio della saga “Guerre stellari”. La vita nella periferia calabrese, invece, scorre coi suoi ritmi pacati, con la tenerezza che ispira l’umanità dei suoi abitanti e con la gioia indotta dalla sua stessa sobrietà. A farsi promotore del primo “giornale” comunale, la scuola elementare di Zambrone. In prima pagina, quasi a volere puntualizzare lo spirito della iniziativa, viene sottolineata e scritta in stampatello, la dicitura “Numero unico”. A seguire, l’indicazione dei protagonisti della rivista; sempre in stampatello, si legge nitidamente: “A cura degli alunni delle scuole elementari di Zambrone”. Il numero vide la luce al termine dell’anno scolastico, a coronamento di un lavoro che interessò per molte settimane gli allievi del posto. Sapienza e pazienza, gli ingredienti utilizzati dalle insegnanti dell’epoca che furono le registe dell’operazione. L’esperienza, fra l’altro, coinvolse anche le famiglie. Il formato prescelto fu atipico rispetto a quelli utilizzati in data odierna. Poco più grande di un A/4. Interamente realizzato con la macchina da scrivere. I fogli, colore avorio. I disegni elaborati dagli stessi allievi, a matita. Tutto rigorosamente nero. In prima pagina, il disegno di un’allieva della terza classe, Sonia Ocello: quattro allievi che saltellano allegramente. Una colomba li sovrasta, quasi un augurio di pace e di serenità per il loro futuro. Sempre in apertura, una poesia di Gianni Rodari, dal titolo eloquente: “Una strana scuola”. Le pochissime copie, vennero riprodotte col ciclostile. Niente colori e nessun effetto speciale. Naturalmente sconosciuto l’uso del Photoshop! Per unire i fogli, venne utilizzata una comune spillatrice. Quattordici gli articoli presenti. Alcuni, in realtà, comprendono più elaborati. Ad esempio, per immortalare la “Festa degli alberi” sono riportate le relazioni di più ragazzi. Dieci le pagine del prodotto editoriale. Nella seconda, viene spiegato “Il perché del giornalismo” (Domenico Grillo, classe quinta), poi è descritta “La mia aula” (Natalizia Cognetto, classe quinta) e infine raccontata una barzelletta (Maria Purita, classe terza). A pagina tre la descrizione di uno squarcio di vita del capoluogo, due gli articoli: “Alle 8 di mattina nel cortile della nostra scuola” (Nicola Anselmo Ocello, classe quinta) e “Il mio paese” (Corrado L’Andolina, classe terza). Curiosa la pagina quattro, con la descrizione di “Un personaggio caratteristico del mio paese” (un gruppo di alunni della quarta classe). Alla pagina cinque: “Visita ai ruderi del castello” (Marina Grillo, classe quarta) e un'altra barzelletta (Maria Purita). Nelle pagine 6-7 le “Relazioni di alcuni ragazzi” sulla “Festa degli alberi” (Antonella Grillo classe seconda, Francesco Varone classe quarta e Nicola Anselmo Ocello). Sempre a pagina sette “Una tradizione popolare a Zambrone”(Maria Purita). In quella successiva “Usi e tradizioni pasquali” (Marina Grillo). A pagina nove è raccontata l’esperienza circa l’evoluzione naturale di alcuni semi di grano (Carla Grillo, Maria Concetta Varrà). In chiusura, i risultati di una ricerca su “Le api” e una “Curiosità” sull’apporto calorico necessario all’organismo, entrambi senza firma. I disegni, eseguiti da Sonia Ocello, Domenico Grillo, Marina Grillo e Adele Musolino (classe seconda). Particolare l’articolo pubblicato su “Una tradizione popolare a Zambrone” che vale la pena riportare integralmente: “Ieri, quando tornavamo dalla passeggiata, siamo passati davanti alla casa di una donna nostra amica e abbiamo visto al balcone un pupazzo che rappresenta la Quaresima. Si vuole raffigurare una donna alla quale è morto il marito. È vestita di nero e deve stare sette settimane vestita in nero. Questo pupazzo deve filare la lana per sette settimane e deve fare penitenza mangiando pane ed acqua. Si usava fare questo pupazzo fin dai tempi antichi. È fatto con un mezzo limone, sette penne di gallina, un pezzo di stoffa nera e un fuso. Tutte queste cose ce le ha dette la nostra amica Antonuzza Grillo che io e la mia compagna Sonia abbiamo intervistato questa mattina”. La curiosità tipica dell’infanzia, la ricerca antropologica, l’indagine su ciò che ci circonda. Un piccolo esempio di alto giornalismo!
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, aprile 2013, anno IX n. 3