A colpi di tamburello
LAVORO
L’articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. A distanza di quasi 70 anni dalla sua promulgazione, il dettame appare sempre più retorico. Quali, gli sbocchi lavorativi per un giovane che vive a Zambrone? Di norma, o si dispone di un’attività avviata (magari dai genitori) o ci si “rifugia” in un lavoro stagionale, oppure si sbarca il lunario nelle poche ditte che operano in loco. L’impiego nella pubblica amministrazione é ormai un miraggio relegato nella sfera del passato. Nascere a Zambrone (o in un centro periferico della Calabria) significa prodigarsi il doppio (e certe volte non è neanche sufficiente) per affermarsi nel difficile e sempre più ristretto mondo del lavoro. E allora si spalancano le porte verso l’emigrazione, nazionale o internazionale. È questo il passaggio centrale che condanna una società alla sopravivenza. L’emigrazione, la mancanza di giovani, la carenza di prospettive lavorative. Nessuna società può reggere l’urto di queste problematiche. Invertire linea di tendenza è un’impresa titanica; mai, però, cedere alla rassegnazione. Se si vuole vivere nella terra natia, dove è radicata l’identità di ciascuno, occorre adoperarsi per cambiare una realtà che sembra in balia di un malaugurato fato. Karl Popper affermava: «I nostri sogni e desideri cambiano il mondo».
Pubblicato su Cronache Aramonesi, gennaio 2013, n. 1