la recensione
DE LUCA DÀ VITA AI RICORDI
Nell’opera dello scrittore rivivono luoghi e temi lontani
TROPEA - Ci sono romanzi che per le vicende narrate si proiettano con intensa efficacia nella contemporaneità. Uno di questi é “La terra di Filomena” di Pasquale De Luca che ha riscosso nell’anno passato un notevole successo di pubblico e di critica. La trama si snoda lungo il filo della memoria, del ricordo che racconta fatti e vicende di sofferenza, dolore, riscatto di un’intera comunità, di uomini e donne in carne ed ossa, grandi e piccoli, umili e superbi, forti e deboli, che fanno, nella quotidianità del loro tempo, la storia, la piccola grande storia della città di Tropea. Il romanzo racconta di una famiglia della contrada Carmine costituita da contadini e lavoratori, a cui la sciagura della Seconda guerra mondiale tolse la gioia e la speranza del futuro, che si farà strada, poi, a guerra finita, con il lavoro e l’amore di due semplici e poetiche creature, Filomena e Ciccillo, tragicamente perito sulle rotaie del treno, nuovo simbolo di progresso, ma anche di dolore e di separazione. Intorno ai variegati personaggi del romanzo ruota la società di Tropea, nobili, borghesi, artigiani, clero, preti, monaci, contadini e figure tipiche folcloristiche di un mondo che passa da una società chiusa conservatrice ad una società aperta, ad un futuro di speranze e di mutamenti. La penna di Pasquale De Luca, di un poeta e di uno scrittore attento, è riuscita bene a descrivere tutto questo mondo ricco, poliedrico, di umori e vicende umane che costituiscono la vita nel suo fluire. La sua prosa è costruita con un linguaggio agile, semplice e chiaro, segnato da un forte realismo, soprattutto nella descrizione delle parti più tragiche della caduta delle bombe. La narrazione coinvolge il lettore nel ricordo del passato, un passato reale e vero, che bisogna guardare con grande rispetto, perché fondato sui valori essenziali della vita come l’amicizia, la solidarietà e l’onestà. La scrittura dell’autore è fluida, semplice e asciutta ed è pervasa da una dolce musicalità in cui i fatti e le vicende sono rappresentati con un tocco di magico realismo poetico attraverso la memoria che racconta uomini e cose. Interessanti sono poi i termini, i detti, le locuzioni, i modi di dire in dialetto veicolo e anima della vita semplice e contadina in cui la parola diventa carne e sangue del rapporto faticoso dell’uomo con la natura. Pasquale De Luca con questo romanzo consegna a tutti noi un pezzo di quella piccola storia di un paese che diventa macrostoria nell’insieme dei fatti umani. Insomma il libro è un inno alla vita, all’uomo che verrà che nasce dal sacrificio di chi non c’è più, ma ha seminato la Liberà, il riscatto e la dignità di ognuno di noi. Temi e problematiche oggi più che mai di stringente attualità.
Girolamo Caparra
Pubblicato su Calabria Ora il 5 febbraio 2013, p. 33