Zambrone. Soddisfazione da parte dell’associazione culturale Aramoni promotrice dell’evento
BOOM DI PRESENZE AL TAMBURELLO
Cultura e musica popolare calabrese per la nona edizione della kermesse
di NICOLA COSTANZO
ZAMBRONE – L’inizio della nona edizione del Tamburello festival, denominata “Passate dalla memoria” si è caratterizzato per la chiara intenzione d’instaurare un feeling con la sfera emozionale dei partecipanti. L’onere, affidato a Salvatore Megna, esperto ed autentico “cantatura” calabrese che ha cantato con la sua inconfondibile voce, struggente e incisiva, “Occhi turchini”, brano popolare di Mesoraca. A seguire, le note di un pezzo tratto dalla tradizione, eseguito dal trio “Dericati”, composto da Alessio Bressi, Peppuccio Garofalo e Francesco Lesce. La loro esibizione, intervallata, per pochi minuti, dalla proiezione di uno spezzone d’intervista a Vittorio De Seta, un omaggio al documentarista, amante della Calabria, scomparso pochi mesi fa. È stata poi la volta dei “Lisarusa”, gruppo proveniente da Chiaravalle che ha cantato, in prevalenza, canzoni legate al territorio d’origine. Una prestazione di qualità e spessore musicale, arricchita dalla presenza di Valentina Balestrieri che ha interpretato, alla perfezione, alcuni brani della nota cantastorie e sua familiare, Rosa Balestrieri. A chiudere la parte concertistica, “Radici Calabre” che ha ammaliato i presenti con la sua energia, perfettamente in linea con una “calabresità” tutta da scoprire e ammirare. Da aggiungere che nella fase iniziale si era registrata l’esibizione di una band locale (i cui componenti sono di Tropea e dintorni) composta da elementi giovanissimi e denominata “Officina Kalabra”. Durante i concerti è stata proiettata una rassegna fotografica, denominata “Passate in foto” che ha immortalato le “rote” del recente e antico passato, feste popolari, ballerini di “Tarantella riggitana” o della “Pastorale del Pollino”, zampognari, “battentisti”, “pipitari”, i costruttori degli strumenti tradizionali, suonatori di organetti, doppi flauti a corteccia, insomma, un omaggio alla cultura coreutico-musicale popolare della Calabria. Il festival, aperto col ballo romantico dei “Giganti” Mata e Grifone si è concluso col rituale della “cameiuzza”. Ad accompagnare i presenti, la sagra aramonese che ha deliziato i presenti con un’offerta varia e mirata; il suo pezzo forte, rappresentato dai dolciumi preparati dalle donne del posto con un’arte culinaria da fare invidia ai più sapienti pasticceri (due le torte offerte dai ristoranti della marina: una preparata dall’hotel “Scoglio del leone”; l’altra dal ristorante-pizzeria “La giara”). Nello spazio adiacente all’area dei concerti, il duo “Dodoydudupromo”, ha allietato i presenti con i suoi numeri mangiafuoco e di giocoleria. Ricca di espositori anche la consolidata “Galleria d’arti… e mille sapori!”. Stand provenienti da tutta la Calabria che hanno messo in mostra alcune eccellenze regionali: le zampogne e pipite del maestro Pasquale Lorenzo da Parghelia, i tamburelli di Bruno Pitasi e Andrea Anghelone da Reggio Calabria, i saponi all’olio di Fiorella Restuccia da Joppolo, i cesti in vimini di Antonio Cosentino da San Nicola da Crissa, le produzioni in terracotta di Rocco Cunsolo da Gerocarne, i velieri di Antonio Varrà e i dipinti di Antonietta Mamone da Zambrone, le sculture di Tonino Gaudioso da Zungri, i manufatti del sodalizio “Calabria etnica” e tante altre curiosità. Notevole l’affluenza di pubblico. Nell’arco dell’intera serata si sono registrati circa 14 mila contatti complessivi. La punta massima intorno alle 23.30 con circa 8 mila presenze simultanee. Ben otto le aree di parcheggio allestite per l’evento, ben coordinate dai vigili urbani coadiuvati dalla Protezione civile e con il supporto degli agenti della stazione dei carabinieri di Zungri diretti dal comandante Dario Randazzo. Al termine della kermesse, il presidente dell’associazione Aramoni, Corrado L’Andolina, ha ricordato due persone legate all’associazione scomparse di recente: Rosa Morello (per molti anni anima della sagra aramonese) e Domenico Varrà (sostenitore di tutte le iniziative del Centro studi Aramoni). Nel pubblico anche l’architetto bolognese Stefano Simoncini, ideatore del logo legato alla manifestazione e responsabile dell’immagine del festival. Il dato principale, la notevole presenza di giovani i quali hanno danzato senza alcuna soluzione di continuità dalle prime note (in piazza) e fin’oltre la fine dei concerti per le vie del capoluogo tirrenico. A nome del direttivo dell’associazione organizzatrice, il presidente Corrado L’Andolina ha dichiarato: «Ringrazio di vero cuore i soci del Centro studi Aramoni, il pubblico, i simpatizzanti e tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito al successo della nona edizione del Tamburello festival. La kermesse che avvolge i presenti in un manto speciale, fatto di ricordi, passione e sensualità».
Pubblicato su Il Quotidiano della Calabria il 21 agosto 2012 p. 26