il commiato
DA ZACCANOPOLI ADDIO AL PARÀ SCORDAMAGLIA
ZACCANOPOLI «Cari amici, prego perché nel vostro cuore abiti la vera gioia, quella che deriva dall’amore e che non viene meno nell’ora del sacrificio». Con queste parole Benedetto XVI ha concluso l’omelia nel giorno delle Palme. Parole che non offrono un balsamo al dolore dei familiari e degli amici di Giuseppe Scordamaglia, ma che indicano loro un chiaro orizzonte spirituale e umano. In un clima d’immensa tristezza si è svolta la scorsa domenica la cerimonia funebre del caporal maggiore scelto Giuseppe Scordamaglia. Il giovane che viveva a San Zeno (Vr), è deceduto a seguito di un incidente stradale lungo la “Padana Inferiore” a soli 34 anni. Secondo una prima ricostruzione sembrerebbe che Scordamaglia sia stato travolto da un’errata manovra di marcia di un autotreno che non avrebbe lasciato scampo al giovane a bordo della sua Harley Davidson. Giuseppe Scordamaglia era in servizio presso la Folgore nella caserma di Legnago, ottavo reggimento Genio guastatori paracadutisti. Aveva partecipato, in passato, alle missioni del Kossovo e del Libano e, di recente, dell’Afghanistan, da cui era rientrato da poco tempo. Insomma, uno di quegli uomini che rendono onore all’Italia e, nella circostanza, alla Calabria. Una prima cerimonia funebre si era tenuta sabato a Legnago che ha registrato la partecipazione di tanta gente e dei commilitoni della caserma di appartenenza. La salma ha fatto dunque rientro nel paese d’origine per l’estremo saluto e la sepoltura. Una comunità attonita ha partecipato al funerale. Una famiglia distrutta da uno strazio senza fine e la compartecipazione dell’intera popolazione, i dati salienti. Molteplici le autorità presenti, fra cui il colonnello Salvatore Tumminia, comandante del reggimento di appartenenza dello sfortunato militare. Insieme al comandante Tumminia anche lo staff personale e la scorta d’onore. Toccante il ricordo del capitano Giuseppe La Iacanca ufficiale addetto alle pubbliche informazioni che, in una dichiarazione, ha così ricordato il militare: «Giuseppe onorava la divisa come pochi altri. Il suo comportamento durante gli anni trascorsi alla Folgore possono essere definiti esemplari; anzi, forse, questa definizione sarebbe riduttiva per spiegare la sua correttezza, generosità e puntualità. La comunità della Folgore sarà sempre vicina alla sua famiglia». Dal canto suo, il sindaco Pasquale Caparra ha partecipato in modo solenne alla cerimonia funebre. Il primo cittadino ha ricordato «le doti umane di un ragazzo amato dall’intera comunità, il suo rigore professionale, il coraggio e la determinazione. Un esempio encomiabile di laboriosità e lealtà, di spirito d’intraprendenza e amore verso il prossimo che lascia un vuoto incolmabile, sia fisico che morale». Il rito funebre è stato celebrato da padre Francesco La Ruffa. Ci sono momenti che segnano la storia di una comunità. L’addio al militare è sicuramente uno di quelli. L’angoscia causata dall’irreversibilità della morte ha totalizzato l’animo degli astanti. Lo strazio lancinante dei presenti ha ceduto il passo per pochi attimi solo ai pensieri, alle immagini ed ai ricordi, legati al giovane concittadino scomparso prematuramente. Nei romanzi classici, spesso, il ritorno al proprio paese era accompagnato dal riconoscimento del suono delle campane della propria chiesetta. Nella vita reale, il loro suono assume connotati particolari e nella fattispecie la verità non concede alcuno sconto al tormento. Nella circostanza, infatti, le campane hanno suonato a lutto. Ma per una coincidenza del destino, le esequie hanno avuto luogo nella domenica delle palme. Una ricorrenza particolarmente significativa nella dimensione culturale dei cristiani. Perché essa spalanca le porte al mistero della pasqua e dunque, al mistero della resurrezione dello spirito cui la memoria, però, rimane estranea. La fiamma che tiene accesa quest’ultima, infatti, non si è spenta neanche per un attimo, continua a vivere, ad essere fulgida e intensa, nel cuore di quanti hanno voluto bene all’amato familiare, amico, commilitone.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 4 aprile 2012, p. 29