Zambrone. L’autore ha inteso soprattutto rendere omaggio ai tanti zambronesi morti sul lavoro
UN LIBRO DIVERSO DAGLI ALTRI
Forti emozioni alla presentazione del “Canto del pettirosso” di L’Andolina
ZAMBRONE - Numerosa, spontanea e sentita la partecipazione della comunità zambronese alla cerimonia di presentazione del libro curato dal giornalista Corrado L’Andolina, volume dal titolo emblematico: “Il Canto del Pettirosso. Morti bianche a Zambrone. Le testimonianze dei familiari”. La manifestazione culturale si è tenuta domenica pomeriggio nella palestra scolastica del paese ed ha registrato la presenza anche di persone e personalità provenienti dai centri limitrofi. La presentazione è durata più di due ore e mezza, lasso di tempo durante il quale tutti i tantissimi presenti sono rimasti immobili ed in religioso silenzio, provando intense sensazioni. La commozione è stata veramente palpabile, anche per chi, come chi scrive, non ha conosciuto direttamente nessuno dei sedici caduti la cui vicenda è stata ricostruita nel testo di L’Andolina tramite testimonianze raccolte dai familiari delle vittime. Ha moderato gli interventi, con bravura e tatto, il giornalista Salvatore Berlingeri, secondo il quale «mantenere il ricordo è come mantenere in vita la persona stessa». Molto intensi e toccanti gli intermezzi dell’attore Gianni Colarusso, il quale, tra un intervento e l’altro, ha letto alcuni passi del libro- toccando quindi la vicenda di tutti i caduti- accompagnato dal violino della musicista Greta Medini. Belingeri ha dapprima passato il microfono a Paolo Caia, Gabriella Tedesco e Mimmo Varrà, tre familiari di altrettante vittime sul lavoro zambronesi. Dense di significato le loro esternazioni. Caia ha parlato di «manifestazione che recupera il ricordo». La Tedesco ha affermato che «il libro è un grande gesto per noi e soprattutto per la memoria dei nostri cari». Varrà ha ringraziato L’Andolina per «aver creato un momento in cui la collettività si può ritrovare». Per il sindaco di Zambrone Pasquale Landro, intervenuto successivamente, «è doveroso esprimere ammirazione a queste famiglie per coraggio e dignità». Nel prosieguo, Mario Ambrosi, presidente dell’ass.ne Amici di Aldo Ferraro ha indirizzato al curatore del libro il proprio grazie perché «con le sue ricerche ha reso visibili gli invisibili». Ambrosi ha lanciato l’idea di creare a Zambrone un monumento ai caduti sul lavoro, idea accolta da altri oratori. La sindacalista Donatella Bruni, prima di sviscerare alcuni punti trattati nel volume, ha ammesso che in questa «serata carica di emozioni non è facile parlare neppure per chi è abituato a farlo». Massimo L’Andolina, vicesindaco di Tropea ha voluto anch’egli complimentarsi per il libro ed esprimere le proprie sensazioni. Per Franco Lesce, ricercatore presso l’Unical, il testo andrebbe adottato nelle scuole. Lo stesso Lesce ha messo in evidenza la particolarità del volume che «sfugge al genere ed al tema» e che può perciò definirsi «pluritematico». Prima di consegnare una simbolica piantina ai familiari di tutti i morti sul lavoro zambronesi, ha concluso i lavori Corrado L’Andolina, colui che ha avuto il merito di realizzare un libro così particolare e ricco di significato. «Difficile controllare le emozioni», ha affermato L’Andolina, il quale ha illustrato e giustificato alcune scelte contenute nel testo. «Non si tratta di tragedie personali-ha poi precisato riferendosi alle morti bianche- ma di tragedie che diventano collettive». L’idea di fare questo libro, ha infine spiegato lo stesso curatore, nasce dopo la morte del suo amico Aldo Ferraro, l’ultima vittima elencata nel volume, scomparso oltre due anni fa lasciando la moglie ed un bimbo di 10 mesi. Da lì, quindi, da quell’ennesima tragedia ha preso il via la preparazione di un libro che, per molteplici motivi, come emerso nel corso della serata, è diverso da molti altri e da molti altri che hanno trattato questo argomento. Un tema molto delicato e senza dubbio attuale affrontato non tanto per denunciare; piuttosto per lasciare un segno, per riannodare dei fili, per rievocare e rafforzare dei sentimenti, per rendere omaggio a dei caduti, le cui vicissitudini fanno parte del sentire comune, della storia, e quindi della cultura di questi luoghi.
Mario Vallone
Pubblicato da Il Quotidiano della Calabria il 27 marzo 2012, p. 25