ZUNGRI, NEL RICORDO DI ELISABETTA ARENA RINASCA LA SPERANZA
La comunità sollecita un gesto speciale
ZUNGRI Il cardinale Montini, nel suo messaggio natalizio all’arcidiocesi di Milano del 1962, si chiedeva: «Vi è ancora bisogno di speranza nel mondo? E quale speranza ci può dare effettivamente il Natale?». «Speranza» e «Natale» dovrebbero costituire un binomio inscindibile. Ma è sempre così? Lo è anche in una famiglia e in una comunità lacerate da un tormento immenso? Lo scorso 4 ottobre, intorno alle ore otto, lungo la strada provinciale che collega Daffinacello a Parghelia, si consumava una tragedia: Elisabetta Arena, alla guida dell’autovettura del padre, precipitava per un dirupo alto ottanta metri e rimaneva esanime. La vita di una giovane ventunenne veniva così stroncata nel fiore degli anni. La ragazza, in loco, era conosciuta da tutti e stimata per la sua dolce umanità. Sorriso solare, comportamenti sobri, autentico sentimento religioso erano alcuni tratti della sua personalità. Ma non è possibile riassumere la vita di una persona in poche righe. Sono tanti gli aneddoti, le vicende, le scelte, i pensieri, gli incroci con altri destini che imporrebbero una disamina ben più ampia. La stima e l’affetto che circondava la ragazza, d’altronde, è comprovata dal clima di profonda mestizia che si è registrato nell’immediatezza della tragedia presso la comunità zungrese e che continua a segnare l’animo di amici e conoscenti della giovane lavoratrice. Un comitato spontaneo si è così organizzato per chiedere l’intestazione di uno spazio pubblico alla giovane scomparsa prematuramente. Centinaia le firme raccolte in pochi giorni presso la popolazione locale. Primo firmatario, il medico di base Lorenzo Mangiola. L’iniziativa è supportata anche dal sacerdote, don Felice La Rosa che si è prodigato con generosità per offrire alla famiglia una costante assistenza spirituale e morale. Dal canto suo, anche il sindaco Francesco Galati ha già assicurato che profonderà il massimo impegno per una causa particolarmente nobile e importante. Lo strazio dei genitori, delle sorelle e del fratellino di Elisabetta rimane lancinante e non offre alcuna tregua. Ad offrire un balsamo alle ferite causate da una vicenda sconvolgente e dolorosissima, l’affetto e il ricordo intenso dei parenti ed amici rivolto alla memoria di Elisa. Nel giorno del funerale della giovane concittadina, l’amministrazione proclamò il lutto cittadino. Mentre, a distanza di pochi giorni, il vescovo Luigi Renzo celebrò, presso il locale santuario Madonna Santissima della Neve, una messa in suo suffragio. Circostanze dai risvolti sociali e culturali significativi. Il cardinale Montini nella medesima omelia del Natale 1962 definì il Natale «l’apertura del cielo sopra di noi». E se fosse anche il punto di partenza per un rinnovato umanesimo che faccia del rispetto verso la vita e la memoria i suoi irrinunciabili capisaldi?
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 7 dicembre 2011, p. 40