il convegno
IL SEGNO DI STRATI E L’ONDA CALABRA DI PEPPE VOLTARELLI
TROPEA (VV) Il convegno “Calabria, Calabresi e Calabresità nell’opera di Saverio Strati”, organizzato dall’associazione culturale Aramoni di Zambrone e promosso dalla Regione Calabria si è tenuto sabato scorso presso il museo diocesano di Tropea. Moderatore, Corrado L’Andolina presidente del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni. Presente, in rappresentanza della giunta comunale di Tropea, Massimo L’Andolina, vicesindaco e assessore al Turismo che ha aperto i lavori. Ad accogliere i molti partecipanti all’evento, l’esposizione di pipite e zampogne di Pasquale Lorenzo e quella artistica dedicata al pittore di Tropea, Albino Lorenzo. Particolarmente partecipe è stato il folto pubblico che ha ha recepito con entusiasmo l’insegnamento dello scrittore calabrese, autore di capolavori della letteratura italiana quali “Il selvaggio di Santa Venere”, premiato con il Supercampiello nel 1977. Il suo romanzo “I cari parenti”, ristampato a cura della Regione Calabria, è stato distribuito gratuitamente a tutti i presenti. Il primo dei relatori, Giuseppe Rando, ordinario di Letteratura Italiana presso l’università di Messina, facoltà di Lettere, ha sottolineato la forza del linguaggio di Strati, l’efficacia del suo dialetto italianizzato: «Il valore didattico dei romanzi stratiani, -ha affermato Rando- sta proprio nella forza evocativa delle sue storie e del suo linguaggio nell’imperativo di nutrirsi di cultura e di migliorare le condizioni della regione attraverso l’impegno e la conoscenza». Una lezione per studenti e insegnanti, ma anche per politici e intellettuali e Pasquino Crupi, autore della “Storia della letteratura calabrese”, ha ribadito «l’intento etico e ideologico della letteratura stratiana e il valore della sua riflessione e della sua riscoperta della grande generazione degli emigranti, del legame fra l’impoverimento della regione di beni e menti e l’insorgere delle mafie, figlie della disgregazione e della miseria». L’impronta neorealistica della narrazione di Strati è stata ampiamente documentata dalla visione della rassegna fotografica intitolata “Emigrazione e neorealismo nel Vibonese” e dall’intervento di Francesco Lesce, ricercatore presso l’Unical, che ha descritto, dopo una breve parentesi sul ruolo sociale della musica etnica, «l’essenza di una calabresità come categoria identitaria dinamica e complessa e la necessità del superamento di un principio del progresso instabile basato sul “Ricordati di dimenticare”». Infine, ha riscosso un grandissimo successo l’esibizione di Peppe Voltarelli, autore dello spettacolo “Parole scolpite nella terra mangiate dal mare” basato sui versi di Saverio Strati, che con la sua voce e il suo carisma ha narrato di emigranti e onde calabre.
Eleonora Lorenzo
Pubblicato su Calabria Ora il 26 ottobre 2011, p. 40