tragedia all’alba
VOLA IN UN DIRUPO CON L’AUTOMOBILE: MUORE A 22 ANNI
Elisabetta Arena si stava recando a lavoro. Ed è polemica sulla sicurezza della strada
PARGHELIA (VV) Le prime luci dell’alba preannunciavano una giornata solare, ultima coda di un’estate lunga e calda. Ma il sole, in questo caso, è stato ingannatore. Intorno alle ore otto cala il buio più cupo. Quello che preannuncia una tragedia infinita. Elisabetta Arena, giovane ventiduenne, parte da Zungri, paese nel comprensorio del Poro, in cui risiede, per andare a lavorare presso una struttura ricettiva di Parghelia. Attraversa i territori di San Giovanni, Daffinà e Daffinacello, piccoli centri della costa vibonese. Imbocca la strada provinciale che conduce verso Parghelia. Pochi chilometri e accade l’irreparabile. Un volo con la sua Fiat Punto, di colore nero, lungo un precipizio di circa ottanta metri. Muore sul colpo; i vigili del fuoco, per estrarre il corpo esanime, devono lavorare a lungo. Nella parte superiore del burrone, l’incredulità degli astanti, accorsi sul luogo una volta diffusa la notizia del sinistro. I poli intorno ai quali verranno ricostruite le modalità dell’incidente saranno: la presenza di sabbia sul manto stradale, un tratto di strada inghiottito dal dirupo dalle copiose piogge dello scorso anno, l’adiacente guard rail danneggiato e interamente coperto con terriccio per colmare il vuoto creatosi, il tentativo di frenata non andato a buon fine, un burrone altissimo senza adiacenti protezioni. Sarà l’autorità giudiziaria, coadiuvata dalla Compagnia dei carabinieri di Tropea, diretta dal capitano Francesco Di Pinto e intervenuta sul posto per i rilievi del caso, a fare chiarezza sull’accaduto. Di sicuro quella strada non garantiva la sicurezza necessaria per gli automobilisti. Proprio su questo punto l’amministrazione provinciale, nel tardo pomeriggio di ieri, ha reso noto che sulla strada in oggetto aveva predisposto, con un’ordinanza del 28 marzo scorso, la chiusura al traffico. E qui si aprirà un altro capitolo di questa triste vicenda, destinato a dare risposte ai tanti angosciosi dubbi e interrogativi. L’unica cosa certa, intanto, è lo sgomento della popolazione locale e di coloro che hanno conosciuto la giovane lavoratrice. Si percepisce, fra quanti hanno appreso la notizia, un senso di tristezza immane. Il dolore prende il sopravvento e paralizza ogni altra attività psicologica e sociale. Qualcuno rivolge le sue preghiere alla Madonna della Neve, venerata presso la locale parrocchia. La stessa che, subito dopo l’accaduto, ha deciso, d’accordo con il vescovo della diocesi Luigi Renzo e per solidarietà alla famiglia e all’intera comunità, di sospendere il convegno di carattere religioso che si sarebbe dovuto tenere nel pomeriggio. Qualcun altro non riesce a smettere di piangere. I volti amareggiati e turbati degli zungresi rappresentano la fedele fotografia del loro stato d’animo. I familiari si disperano, affranti da un dolore immenso e lancinante. Gli amici sono allibiti e devastati dalla mestizia. Difficile aggiungere altro. Un dato, però, occorre sottolinearlo. Un’altra giovane vita viene spezzata mentre si reca sul posto di lavoro. È l’immagine di una Calabria operosa e onesta, seria e dignitosa. Elisa era conosciuta per la sua sensibilità. Una giovane dall’espressione mite con quasi impercettibili venature malinconiche. Tutti, in paese, la ricordano come una ragazza “acqua e sapone”, dedita a costruirsi un percorso esistenziale caratterizzato da valori importanti e profondi. Obiettivo che la malasorte ha infranto. Eredità importante: l’intraprendenza e la sua dolcissima umanità.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora 5 ottobre 2011, p. 11