il corsivo
BUROCRAZIA MEDICA
La burocrazia italiana appare per quello che è: elefantiaca e a volte, giurassica… L’informatizzazione, ad esempio, non è il suo fiore all’occhiello. Davvero curiosa la vicenda che ruota intorno alla trasmissione telematica dei certificati medici. Nel settore pubblico, l’obbligo circa l’attestazione della malattia mediante compilazione elettronica e trasmissione telematica era stato sancito con la disposizione contenuta all’articolo 55 septies del decreto legislativo numero 165/2001. La riforma, però, è divenuta pienamente operativa soltanto poco tempo fa, con l’estensione dell’obbligo anche al settore privato, avvenuta mediante la legge 183 del 4 novembre 2010, articolo 25. La normativa ha sancito una vera e propria rivoluzione ma, come avviene spesso nelle vicende italiche… nell’Iperuranio! L’obbligo, infatti, ha colto di sorpresa molti medici. Anche quelli più giovani e avvezzi l’uso del computer, denunciano una tortuosità della procedura scandita da adempimenti tutt’altro che semplici e da svolgersi in archi temporali ridottissimi. Risultato, il terrore… che i propri pazienti abbisognano di un certificato! L’inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica, costituisce illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per i medici convenzionati, la decadenza dalla convenzione. Come dire? Sanzioni accessorie… Sulla conservazione di tali certificati, passaggio importantissimo, perché incide su dati sensibili, la norma non prevede alcunché! In sintesi, la semplificazione dell’azione amministrativa, di per sé auspicabile e coerente al dettato costituzionale, nell’era dell’informatizzazione non può realizzarsi senza l’ausilio della tecnologia e degli strumenti correlati ad essa. Nessuna regola anche per quel che concerne l’autore di tali certificati: non è prevista, infatti, alcuna firma digitale per i medici che compilano tali certificati. La riforma, chiaramente, risulta incompleta e omissiva. Il risultato di tutto ciò risulta quanto meno opinabile su due fronti opposti: a un’eccessiva “burocratizzazione” informatica… non corrisponde alcuna garanzia circa la creazione e il mantenimento dei dati contenuti nelle certificazioni. Forse, in merito, c’è qualcosa da rivedere… Intanto, c’è da sottolineare, la Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) della Calabria ha proclamato lo stato di agitazione della categoria ed ha chiesto un incontro con il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, per definire la vicenda relativa all’invio telematico delle ricette e la stesura del fascicolo elettronico. A parere del segretario regionale della Fimmg della Calabria, Giuseppe Varrina «la tanto decantata rivoluzione telematica non c’é e non potrà avviarsi, salvo un serio impegno e un coinvolgimento di tutte le categorie interessate e recuperando risorse per il territorio che sono necessarie oltre all’impegno tecnico-organizzativo richiesto, anche al maggiore carico di lavoro professionale». A tale riguardo si aggiunga che per superare le criticità del sistema, la Regione avrebbe dovuto investire importanti risorse, ma per il cosiddetto “Pacchetto informatico” sembrerebbe non esserci, allo stato, la copertura finanziaria. L’inadeguatezza dei software delle Aziende sanitarie locali e ostacoli grandi come una montagna dal punto di vista strettamente organizzativo, rendono l’avvio della decantata riforma pressoché impossibile. A breve un più che probabile chiarimento politico, giuridico e organizzativo sulla delicata questione.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 2 settembre 2011, p. 39