Vicende religiose di Zambrone
Esegesi degli atti sulle visite pastorali 725-1910
NOTA DELL’AUTORE
Il testo risponde a un’esigenza oggettiva: riportare alla luce un segmento fondamentale della storia di Zambrone. L’elemento religioso, infatti, nella realtà locale occupa da secoli una prioritaria importanza fino a costituire il fulcro della sua civiltà. Prima di intraprendere questo viaggio nella storia religiosa zambronese, alcune domande sorgono spontanee. A Zambrone, come in ogni altra realtà periferica calabrese, la fede in Cristo costituisce ancora oggi il più solido riferimento esistenziale? Nella pratica religiosa, la linea di demarcazione tra fede e devozionismo è sufficientemente chiara? La secolarizzazione è un processo che investe solo le grandi aree urbane o insidia, nelle fondamenta, anche quelle periferiche? Il Sommo pontefice, Benedetto XVI, quasi quotidianamente mette in guardia dal rischio di essere inghiottiti da un mondo senza spiritualità, divorato dal materialismo, dall’indifferentismo etico e dalla «dittatura del relativismo», dove l’apparire si impone sull’essere. Contro un tale perverso percorso storico urge un’inversione di rotta. Il punto di partenza è la cultura, intesa come elemento trainante di un potenziale processo umano che punti sul rinnovamento e sulla rigenerazione dello spirito e delle coscienze.
Il mio primo incontro con la religione avvenne a casa dei nonni paterni. Un giorno, nella loro stanza da letto, sul comodino di nonna Olga, un libricino dalla copertina di colore scuro, usurata dal tempo, catturò la mia attenzione. Avevo appena imparato le lettere dell’alfabeto e, con qualche esitazione, lessi: “Vangelo e atti degli apostoli”. Sopra il testo sacro vi era riposta una coroncina del rosario. Una visione che mi colpì per ragioni che ancora oggi ignoro. Da lì in avanti, come per la quasi totalità degli zambronesi, la fede ha permeato i momenti più importanti della mia vita. Da piccolo, poi, sentivo parlare dell’esistenza, nella notte dei tempi, di tante chiese che insistevano sul territorio di Zambrone. Leggende di santi, miracoli, storie di curati e religiosi, dolcissimi ricordi legati sia alla festa patronale di San Carlo Borromeo, allorquando nonno Corrado stringendomi per mano mi accompagnava a comprare un giocattolo, sia a quella di Santa Marina, quando ero io a stringere la mano di Valentin accompagnandolo lungo la via delle bancarelle. Mi ritornano in mente le immagini nitide e intense delle festività in onore di San Nicodemo e San Nicola alle quali, da bambino, ero solito partecipare insieme a papà. Ricordo, ancora, il giorno della prima comunione, festeggiato insieme a mia sorella Olga e amorevolmente curato in ogni particolare dalla mamma. E l’emozione nei giorni dei battesimi dei miei figli, Anna e Salvatore, celebrati nella chiesa intestata a Santa Marina, condivisa con Cristina, mia moglie. Ma anche il desiderio impellente di organizzare i solenni festeggiamenti in onore di San Carlo Borromeo (2004) e della Madonna di Romania (2008) venerata a San Giovanni. Affiora nella mia mente il fascino esercitato da sacerdoti ieratici e di indubbio carisma come don Francesco Lo Torto e don Paolo Pietropaolo. Fatti e sensazioni bene impressi nella memoria che hanno segnato il mio immaginario e, di conseguenza, il mio modo di pensare, tanto da sognare, sin da adolescente, di scandagliare la vita religiosa della comunità. Più crescevo, maggiore era la volontà di studiare, capire, approfondire questo aspetto così prioritario dell’humus culturale zambronese. Alla fine, questa curiosità si è trasformata in una vera e propria esigenza morale e spirituale. Per una serie di coincidenze, sono venuto a conoscenza prima e in possesso poi, dei documenti studiati. E il sogno è divenuto realtà.
c.l.a.