DEBUTTA “PER RAGIONI DI SALUTE”
Zambrone, Fabiola Giancotti presenta il libro su San Carlo Borromeo
ZAMBRONE “Per ragioni di salute. San Carlo Borromeo, nel quarto centenario della canonizzazione 1610-2010”. È il titolo del libro scritto da Fabiola Giancotti, calabrese di nascita e milanese d’adozione. Il testo, edito Spirali, è preceduto da una presentazione di monsignor Franco Buzzi, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e verrà presentato a Zambrone il prossimo 19 giugno. La scelta sul sito di presentazione non è casuale, in quanto il patrono del piccolo centro tirrenico è proprio San Carlo Borromeo e ciò sin da 1725. Si tratta della prima presentazione effettuata sul territorio regionale. Un’opera monumentale di oltre mille pagine che va letta, ma anche vista e ammirata. Essa, infatti, include le riproduzioni delle opere d’arte dedicate al santo realizzate su scala internazionale da artisti del calibro di Michail Anikushin, Valentin Tereshenko, Alfonso Frasnedi, Gunter Roth e dal calabrese Saverio Ungheri. La ricerca condotta dalla scrittrice originaria del catanzarese, offre lo spunto per riflettere su circostanze e idee che risultano di estrema contemporaneità. Cosa lega San Carlo alla Calabria? Quali, i modelli relazioni proiettabili nella realtà contemporanea? La prima domanda richiede una risposta articolata. Il precettore del santo, infatti, fu Guglielmo Sirleto, calabrese doc. Non è casuale che proprio su proposta del suo ex allievo, papa Pio IV lo innalzò al cardinalato nel concistoro del 12 marzo 1565. Per ben due volte, poi, San Carlo tentò, invano, di procurargli la tiara papale (1565 e 1572). Dal maestro calabrese, San Carlo ereditò una virtù sempre più rara, ieri come oggi: l’umiltà (che divenne poi il suo motto prediletto). Un altro collegamento significativo tra i religiosi calabresi e il santo lombardo è dato da due prelati. Il primo è Gaspare Ricciulli Del Fosso. Nato a Rogliano (Cs) il 6 gennaio 1496 entrò nell’ordine dei Minimi di San Francesco nel 1509 e divenne vescovo di Reggio Calabria nel 1560. Nella sala capitolare della cattedrale di Reggio, il vescovo è ritratto di fronte a un tavolo sul quale è depositato un gruzzolo di monete. L’episodio è rivelatore di un dettaglio tutt’altro che secondario. L’alto prelato, infatti, amico di San Carlo e strenuo collaboratore nelle fasi finali del Concilio di Trento, fu promotore di una delle raccolte di soldi più generose d’Italia, il cui risultato venne poi consegnato al santo milanese per fare fronte alla peste del 1576. Il secondo, monsignor Annibale D’Afflitto, vescovo di Reggio Calabria dal 1593 al 1638, ispirò tutta la sua vita spirituale e pastorale a quella del santo. In virtù di tali solidi collegamenti, il culto di San Carlo si diffuse in vaste aree della Calabria: Scilla, Condofuri, Caulonia e Cassano Jonio. Le relazioni esaminate, consentono di rispondere al secondo quesito. I rapporti tra il santo di Arona e i Calabresi, si alimentano di amicizia, solidarietà e insegnamenti reciproci. Un modello sul quale, senza retorica, occorrerebbe riflettere. Il filo conduttore del saggio di Fabiola Giancotti è il seguente: per San Carlo Borromeo, le ragioni della battaglia per la vita coincidono con quelle della salute. E la salute, innanzi tutto, é un dato di natura intellettuale. La domanda sorge spontanea: e se fosse proprio questo un nuovo ed efficace modello relazionale tra Nord e Sud? Tra la Calabria e la Lombardia? Una rivoluzione che, guarda caso, prenderebbe le mosse dal Rinascimento…
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 16/6/2011, p. 37