il concorso
ZUNGRI, PREMIATI I VERSI DI FRANCESCO FIAMINGO
ZUNGRI L’ottava edizione del premio di poesia “Tropea: onde mediterranee” ha percorso, qualche giorno fa, un’altra tappa. All’evento letterario tropeano il primo classificato è stato Francesco Fiamingo, da Zungri, al quale è stato assegnato anche il premio istituito da Giuseppe Meligrana editore “La pubblicazione di una raccolta di poesie inedite”. L’autore è originario e vive a Zungri. Da sempre è un attento studioso di antropologia e storia locale. La sua personalità versatile lo ha portato ad esplorare, ormai da molti lustri, anche altri ambiti del sapere, tra cui quello della poesia. Collabora attivamente con alcuni siti dedicati al territorio provinciale e, spiccatamente, all’area di Monte Poro. Partecipa, inoltre, alle iniziative poste in essere dal circolo culturale zungrese “Primavera”. Francesco Fiamingo conosce la storia della comunità in cui vive, come pochi altri e, soprattutto, ne ha approfondito l’humus socioculturale, con tutto il suo carico di dubbi e certezze, rabbia e rassegnazione. Questa conoscenza, presente anche nella composizione premiata “Centu cinquant’anni” è dedicata al percorso dell’unità d’Italia. La poesia, declamata nel corso della serata dallo stesso autore, però, non è scevra da posizioni critiche verso i tanti obiettivi mancati dalla storia patria, specie con riferimento alla cronica condizione di difficoltà economica e sociale del Sud. Questa la motivazione alla premiazione resa dalla giuria: «E’ una poesia che ben si inserisce nel filone classico della poesia calabrese, poesia denuncia, di memoria storica, ben ritmata con una musicalità propria che la fa gustare nei suoi diversi passaggi. L’autore, che guarda al passato e si interroga sui tanti perché, chiude con un interrogativo senza risposta ma molto significativo». L’interrogativo menzionato è il seguente: «Ma, ‘sta storia, ‘ffù ‘ppe ‘nnui, nu veru affari?». Difficile rispondere con una battuta. Il Ciardullo, già qualche decennio or sono, però, invitava i calabresi alla ribellione morale, con i seguenti versi: «Calavrisi, jettati la sarma,/ finalmente, ca l’ura è venuta/ e lu fuocu sbampati de l’arma,/ ca vidimu s’ancunu lu stuta,/ E ssu focu verace e cucente sutta cinnera troppu è restatu…».
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 13 maggio 2011, p. 38