Anniversario dei Comuni
ZUNGRI, IL PAESE SORTO DAL FEUDO DI “PAPALEONTE”
L’antico borgo testimone dell’identità
ZUNGRI Il Comune di Zungri veniva istituzionalizzato due secoli fa. La sua storia, però, ha radici ben più antiche. Il bicentenario, pertanto, offre lo spunto per pensare al ruolo del territorio e della sua comunità sospeso tra passato e futuro. In tal senso, la vecchia realtà di Papaglionti (frazione di Zungri sin dal 1811) presenta dati ed elementi fondamentali per comprendere dinamiche, omissioni, ritardi, proposte, risorse con potenziali ricadute politiche, economiche, sociali e culturali per l’intero comune. Papaglionti ha origini molto antiche e il primo documento storico disponibile che fa menzione del feudo di “Papaleonte”, risale al 1280. Il feudo di Papaglionti sopravvive per molti secoli grazie alle coltivazioni a grano e agli ulivi che consentiranno la prosperità e la longevità nel tempo del nucleo abitato costantemente da una popolazione di circa 200 unità. Gli ingenti danni arrecati all’abitato dai terremoti del 1783, del 1905 e del 1908 non hanno fatto sì che la popolazione abbandonasse Papaglionti che è sempre stato ricostruito con materiali locali frutto in parte del riciclaggio dei crolli precedenti. Il borgo venne invece abbandonato completamente nel 1984 a seguito di un’ordinanza comunale che oltre allo sgombero vietava la fruizione dell’intero edificato per pericolo di crolli a seguito di un’alluvione, imponendo agli abitanti di trasferirsi nel nuovo paese ricostruito più a monte. Il sito risulta essere così, un piccolo gioiello incastonato nella lussureggiante vegetazione che lo circonda. La chiesa, il mulino, gli edifici decorati, il palazzo nobile e la miriade di case e casette, assumono un valore naturalistico e paesaggistico altissimo che stimola inevitabilmente alla scelta tra due opzioni progettuali ben distinte: il mantenimento in tale stato o il riuso. Il mantenimento consisterebbe in limitati interventi atti a rallentare il processo di “ruderizzazione”. Il paesaggio contiene notevoli emergenze archeologiche nonché naturalistiche e meriterebbe di essere tutelato come parco con gestione a fini multipli. Inoltre il manufatto riassume in sé gli elementi caratterizzanti i centri antichi dell’entroterra calabro con valori storico-culturali nonché estetici non più rilevabili, in modo così organico, nei centri abitati. L’idea appropriata consisterebbe nel realizzare un progetto volto ad una integrazione di attività la più ampia possibile nel quadro di quelle compatibili con il patrimonio esistente; intendendo con questo non eliminare la possibilità del reinsediamento, che resta pur sempre l’unica garanzia di manutenzione e quindi di conservazione, ma incentivare l’interesse di quanti abbiano a cuore le sorti delle risorse locali. Le principali attività previste, che realisticamente possono inserirsi nell’edificato, sono di tipo ricettivo per l’agriturismo, di trasformazione dei prodotti agricoli, di vendita dei prodotti tipici ed altri esercizi commerciali; si può prevedere, inoltre, la possibilità di ospitare convegni, seminari, sagre e concerti. La costituzione di un consorzio con partecipazione della pubblica amministrazione insieme ai privati potrebbe essere il punto di partenza per gestire correttamente fin dalla fase progettuale un’iniziativa di così ampio respiro. E se fosse proprio l’avvio di un processo di recupero di uno dei siti archeologici più importanti della Calabria, il modo migliore per onorare il secondo secolo di vita della municipalità zungrese?
Stefano Simoncini
Pubblicato su Calabria Ora il 4 maggio 2011, p. 36