TURISMO SOSTENIBILE ED ECOCOMPATIBILE ANCHE A ZAMBRONE
Il Comune di Zambrone si estende su circa quindici chilometri quadrati di superficie ad un’altitudine che varia da zero a cinquecento metri sul livello del mare con una costa di circa sette chilometri ritenuta tra le più suggestive della provincia di Vibo Valentia. Lo sviluppo turistico ha interessato in modo significativo la zona costiera come la maggior parte dei comuni limitrofi e più in generale la Calabria facendola diventare una meta balneare internazionale, grazie anche alla vicinanza di Tropea definita: “La perla del Tirreno”. Questo sviluppo ha portato inizialmente molto ottimismo nella popolazione che vedeva nel turismo una risorsa; ma la realtà dei grandi tours operators europei ha fatto sì che questa speranza si limitasse a soli quattro, cinque mesi all’anno e sicuramente, con tutte le peculiarità di un turismo prettamente di massa, con la mancanza di un’equa distribuzione del reddito. Infatti, solitamente, la maggior parte della gente occupa ruoli marginali nella gestione di queste strutture, limitandosi a lavorare come giardiniere, manutentore, cameriere o bagnino, senza alcun coinvolgimento in attività dirigenziali. A ciò si aggiunga la perdita di valori e tradizioni antiche e il fatto che il territorio zambronese si trova in una delle province considerate fra quelle con il più alto tasso di migrazione e disoccupazione, con uno dei più bassi livelli di qualità della vita in Italia, ma nello stesso tempo, almeno riguardo il tratto costiero, con la più alta densità di villaggi turistici della nazione. Si tratta di dati che in un sistema economico sostenibile non sarebbero compatibili l’uno con l’altro. L’obiettivo della tesi: “Ecoturismo “in breste” fra borghi e architetture di terra a Zambrone e nel Poro” è di creare un circuito alternativo in chiave sostenibile della località in questione, puntando su una rivalutazione delle tradizioni che spaziano da quelle materiali a quelle immateriali, come la musica ed altre peculiarità locali, in una compartecipazione di fenomeni. Lo studio ha avuto quale sua centralità l’analisi tecnica del turismo sostenibile più in sintonia con le nuove linee guida globali che il mondo si prepara ad affrontare. Infatti con il termine turismo s’intende quell’attività di escursione e/o viaggio che l’uomo compie a fini istruttivi, di svago o di vacanza. Oggi il turismo è un fenomeno in forte espansione, occupa un ruolo di primo piano ed è considerata la principale attività economica del globo. Sposta oltre cinque miliardi di persone ogni anno e occupa milioni di lavoratori, uno ogni quindici occupati in tutto il mondo. Si tratta, inoltre, di un fenomeno destinato a crescere nei prossimi decenni in modo esponenziale, favorito dallo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni. Bisogna, però, considerare che il turismo, soprattutto quello di massa e di lusso ha avuto ed ha tuttora effetti molto negativi su ambienti, culture, società ed economie. Il vero detonatore della rivoluzione turistica è stata la classe lavoratrice dei Paesi industrializzati che, negli anni Ottanta, ha abbandonato le solite località turisti che vicino casa. Talvolta ha cominciato a varcare i confini dei rispettivi stati per recarsi in “paradisi tropicali”, lontani dai luoghi di partenza migliaia di chilometri. Questa tipologia di turismo è devastante per le aree di destinazione; senza una programmazione razionale, infatti, vengono “spalancate” le porte al così detto turismo di massa. Bisogna sottolineare che l’industria turistica è fortemente concentrata nelle mani di pochi grandi operatori e, anche se esistono migliaia di piccole agenzie, queste ripropongono per lo più i pacchetti creati dai “grandi”. Il turismo può innescare un processo di arricchimento ma, se non adeguatamente organizzato e soprattutto progettato, può rivelarsi un boomerang con effetti molto negativi. Da qui nasce l’esigenza di stabilire limiti precisi e di attuare progetti di sviluppo turistico adeguati. Viene così introdotto il termine “turismo sostenibile”, creato secondo principi che sono dello sviluppo sostenibile, auspicati nel 1997 dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo nel rapporto Our Common Future, noto come “Relazione Brundtland”. I principi sono gli stessi: attingere alle risorse del presente tenendo conto del futuro.
Antonio Varrà