ANTONIO VARRA’ PRESENTA LA SUA IDEA: L’ECOTURISMO IN “BRESTE”
Una tesi di laurea dedicata a Zambrone Più precisamente a quello che rappresenta e, soprattutto, potrebbe rappresentare la sua principale risorsa: il turismo. L’idea é di Antonio Varrà, laureatosi recentemente a Cosenza, presso l’Università degli studi della Calabria, facoltà di Economia, corso di Scienze turistiche. La tesi, “Ecoturismo “in breste” fra borghi e architetture di terra a Zambrone e nel Poro”, ha avuto quale suo relatore Rosario Chimirri, ordinario di Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Il lavoro del neolaureato zambronese è sviluppato in quattro capitoli. Il primo dal titolo “Ecoturismo” è suddiviso in due parti: l’analisi generale dell’attuale realtà turistica che precede la disamina sul turismo sostenibile ed ecocompatibile. Il secondo capitolo “Architettura di terra” è, invece, suddiviso in tre parti dedicate, rispettivamente, al paesaggio naturale e antropico, all’origine dell’architettura di terra e, infine, alle case di terra nel mondo. Il terzo capitolo “La realtà calabrese”, si sofferma sull’analisi della diffusione di questa architettura in Calabria e specificamente nell’area del Vibonese e di Zambrone sottolineando la mancanza di tutela e l’abbandono strutturale del bene in questione. Il quarto, dal titolo “Un progetto di valorizzazione turistica” approfondisce la relazione tra ecoturismo e le case di fango. In sostanza, l’idea di Antonio Varrà è semplice e accattivante: le sorti del turismo sono strettamente legate al territorio e la tutela di quest’ultimo è il modo migliore per svilupparne le potenzialità. E’ questa la chiave di volta di un’efficace politica di promozione turistica . Il lavoro, naturalmente, è supportato da dati oggettivi inoppugnabili, analizzati in profondità e con rigore scientifico. Il riferimento costante della ricerca è Zambrone, il cui territorio è incastonato tra le bellezze marine della Costa degli dei e quelle montane del Poro. Un omaggio che il giovane autore ha voluto rendere al suo comune d’origine, nel quale vive e lavora. Curiosa e interessante l’indagine sulla architettura “in breste” (materiale composto da terra “assicata” al sole) usate nello scorso secolo anche per ricostruire le abitazioni a seguito dei terremoti del 1905 e del 1908. Testimonianze tangibili sono tuttora visibili a Daffinà, piccola frazione di Zambrone, dove esistono alcune delle strutture originali. L’utilizzo di materiali locali e non inquinanti, la creazione di strutture adeguate e calibrate secondo le esigenze della collettività sono i pilastri di un habitat intrinsecamente razionale. Una lezione che il giovane ricercatore attualizza, proiettandola, specificamente, nella realtà zambronese, anche se non mancano osservazioni attente su centri abitati del Vibonese dove è facile riscontrare questo metodo architettonico. In un passo essenziale della sua tesi Antonio Varrà ha scritto: “Il turismo può innescare un processo d’arricchimento ma, se non adeguatamente organizzato e soprattutto progettato può rivelarsi un boomerang con effetti molto negativi. Da qui nasce l’esigenza di stabilire limiti precisi e di attuare progetti di sviluppo turistico adeguati. Viene così introdotto -conclude il neo laureato- il termine di “turismo sostenibile”, che si traduce anche nel mantenimento e recupero della solidarietà tra le diverse generazioni delle comunità ospitanti, affinché la monocultura turistica non disgreghi i valori locali, troncando il passaggio dell’eredità culturale da una generazione all’altra”. Qualche settimana fa monsignor Vincenzo Rimedio ha affermato: “In Calabria è carente la cultura ecologica di rispetto della natura. La nostra è una regione espropriata di una coscienza collettiva orientata al bene comune”. La tesi di Antonio Varrà rappresenta un prezioso contributo per un’inversione culturale tanto urgente quanto auspicabile.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi marzo 2009, anno V, n. 2