la celebrazione
ADDIO ALLA PRESIDE ROSALIA PISANI. ESEMPIO DI VIRTÙ E MAESTRA DI VITA
ZAMBRONE I familiari e la comunità zambronese hanno dato l’estremo saluto alla preside Rosalia Pisani lo scorso venerdì, al termine della funzione religiosa concelebrata dall’attuale parroco locale don Luigi Scordamaglia e da quello precedente, padre Trifone Labellarte. L’anziana dirigente era ammalata e non usciva più dalla sua abitazione da tempo. Ciononostante, la “vecchia” Zambrone, non l’aveva dimenticata. Non aveva riposto nell’oblio la sua operosa iniziativa a sostegno della cultura e della scuola. Era stata anche una validissima insegnante e, insieme a suo marito (Michele Purita, scomparso tempo addietro) farmacista e professore di matematica, aveva retto le sorti della scuola media (ora secondaria di primo grado) del capoluogo tirrenico per lunghi anni. Durante la funzione religiosa, Massimo L’Andolina ne ha ricordato la figura con un discorso ricco di umanità. «La sua autorità -ha detto il medico in servizio all’ospedale di Tropea, con voce rotta dall’emozione- che nasceva dalla sua autorevolezza culturale e professionale, incuteva a noi ragazzi quel sano timore che ci spingeva a studiare e a rispettare scuola e insegnanti intesi come appendice di casa e famiglia. Nel nostro immaginario ella rappresentava quella che altri ci avevano tramandato come esempio di quella scuola fatta di severità, bacchettate, punizioni di ogni tipo, bocciature continue. In realtà avremmo capito, più tardi, come la professoressa Purita altri non era che un esempio di come la scuola doveva essere intesa; luogo dove si imparava a crescere e si insegnava la vita e non un luogo dove si sprecava il tempo». La lettura ha poi riservato momenti di ulteriore commozione, in particolare nei seguenti passaggi: «Qualche tempo fa -ha scritto l’amico di famiglia in conclusione del suo elogio funebre- mi sono recato a casa della professoressa per visitare suo marito, il professore Michele Purita. Uscendo, fui colpito da una immagine che non aveva bisogno di nessuna parola per essere commentata. Il professore Michele Purita stava seduto su una sedia con lo sguardo perso nella sua malattia. Lei, da dietro, teneva poggiate le braccia sulle spalle del marito, quasi a volerlo proteggere. Ho pensato che in quella immagine ci fosse impressa tutta una vita vissuta per bene». Un clima di mestizia ha attraversato la popolazione, privata di una figura preminente che ha formato le personalità d’intere generazioni di studenti preparandole alla vita nel migliore dei modi.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 27 marzo 2011, p. 33