In ricordo di Domenico Strangis
«GARBATO E GENTILE FINO A SORPRENDERE»
La modernità si nutre anche di incongruenze e congiure. L’amplificazione della comunicazione ha varcato ogni confine. Si sa tutto di tutti e si vive la vita degli altri in ogni particolare. A ciò fa da contraltare l’incapacità di fermarsi e pensare a se stessi, di godere del silenzio e immaginare la sfera del trascendente. In un tale contesto: «L’oltre -ha scritto Francesco Agnoli- è negato, perché richiede un passo diverso». La tragica vicenda di Domenico Strangis impone, invece, un cambio di marcia e un passaggio ineludibile, il pensiero all’«oltre». Ma per pensare all’aldilà occorre riflettere sull’al di qua. Le due dimensioni non sono disgiunte, ma collegate da un filo sottile e indistruttibile: l’eternità. Quarantotto anni sono davvero pochi per ricongiungersi all’amata madre. E pochi anche per dire addio ai figli Maria, Giovanni e Alessandra, alla moglie Patrizia, al padre Giovanni, al fratello Giuseppe, ai parenti, agli amici e ai colleghi. Difficile da accettare, per tutti. Ma in questo breve tragitto, Domenico ha saputo dare un’impronta efficace e un significato profondo alla sua esistenza. Variegate e ricche le sue qualità umane. Innanzi tutto la gentilezza. Di fronte a un mondo sempre più rude, segnato nei rapporti interpersonali dalla freddezza, egli manteneva un’invidiabile savoir faire, frutto di un’educazione d’altri tempi e di una naturale propensione all’altruismo. Composto, garbato, gentilissimo fino a sorprendere, di continuo, i suoi interlocutori. Impossibile non ammirare quest’ultima dote che in lui si estrinsecava in termini più unici che rari. Logico corollario di ciò, la disponibilità e l’umiltà del suo agire. L’ospitalità, la generosità, la dolcezza, la sobrietà, veri e propri dogmi del suo vivere la quotidianità. Nelle questioni di tutti i giorni, nelle vertenze legali, nelle relazioni sociali, manteneva una coerenza comportamentale encomiabile. Sempre pronto a venire incontro alle esigenze degli altri, considerava tutti, una parte di se stesso. Cordialità e giovialità, concretezza e immediatezza, le altre peculiarità connesse al suo agire. Impossibile non volergli bene! La famiglia, poi, era sempre in cima ai suoi pensieri. L’ultima occasione d’incontro con amici e parenti, fu data da una ricorrenza familiare. Il soggiorno ospitante era pieno di gente, ma tiepido l’afflato umano; ciò fino a quando non giunse Domenico. Almeno una mezzora per salutare tutti. La stretta di mano decisa, l’imprevedibilità della battuta, il suo sorriso totalizzante, la naturale eleganza, la contagiosa gioiosità, diedero all’appuntamento, solarità e calore. A seguire, le battute sul suo peso e sull’incedere degli anni, le chiacchiere sui fatti sportivi, le riflessioni sulle vicende politiche locali e nazionali e sulle questioni dell’avvocatura. Temi che sviscerava con acume e una buona dose di ironia e autoironia e sui quali manifestava anche una forte propensione all’ascolto. Qualche mese prima del tragico incidente, venne sul litorale della Costa degli dei, in bicicletta e assieme ai compagni di mille avventure. Si soffermò con alcuni amici del posto a discutere sulla bellezza dei paesaggi che riteneva segnati da colori intensi. Un acuto osservatore, amico della natura e della semplicità che considerava il presupposto della bellezza. Pedalata energica e sguardo fisso verso un orizzonte ricco di una luminosità avvolgente e confortante. Piace ricordarlo e pensarlo proiettato proprio in questo orizzonte. Perché la luce che ha irradiato la sua breve tappa nell’al di qua è un’eredità preziosa che rimarrà appannaggio di quanti lo hanno amato. Questa luce è destinata a non disperdersi, mai. E anche da una dimensione diversa, quella dell’«oltre», sarà di conforto nei cuori dei suoi cari. Perché la sua è la luce della speranza capace di sconfiggere anche l’oblio, la luce degli affetti che è potente come nessun’altra, la luce dell’essere che spazza via l’insignificanza dell’effimero, la luce dei valori capace di radicarsi ben oltre le contingenze umane. Rimane tuttavia lo spazio per un dolore straziante che giammai troverà fine. Unica ragione di consolazione, l’amore che ha trasmesso e segnato il cuore di quanti lo hanno conosciuto: per sempre…
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 27 febbraio 2011, p. 27