L’intervento
COSCIENZE CRITICHE, LA BANALITA’ DEL MALE
L’altro ieri sono uscito per comprare la mia dose quotidiana di colonne d’inchiostro. Sorpresa. Tutte le testate locali, a cominciare da questa, esaurite. Ho ritentato presso altre due rivendite. Stessa risposta. Un rivenditore di buon cuore mi ha spiegato che ieri una retata delle forze dell’ordine aveva portato in prigione un cinquantina (più o meno) di persone della zona poco propense al rispetto delle normative concernenti l’importazione, la lavorazione e la vendita degli stupefacenti. In questi casi, mi ha spiegato l’edicolante, i giornali locali vanno a ruba. Ne ho mestamente dedotto che negli altri casi, invece, non vanno a ruba. Sarà per questo che li trovo tutte le mattine. Mi sono chiesto, quali possano essere le ragioni del fenomeno, considerato che la naturale, e spesso morbosa, curiosità per il fatto in sé non mi sembra sufficientemente esplicativa. Certo le foto, che mostrano il volto del vicino di casa o dell’insospettabile ed elegante personaggio che ci capita di incontrare (anche lui! Chi l’avrebbe detto!) o del poveraccio che ci cade sistematicamente, devono muovere una certa pruderie dello spirito o provocare una spinta psicologica verso l’informazione. Che diventa conoscenza e sorpresa, talora trauma e rigetto culturale di una realtà senza scampo. Così, la banalità del male incuriosisce e stimola, fa mettere le mani in tasca per trarne quell’euro che nelle normali mattine i più stentano a trarre. Né quando si ha notizia di eventi che mostrano la devastazione dell’ambiente né quando vengono trattati temi che richiamano la condizione delle nostre strade o delle nostre scuole o dei nostri ospedali, delle nostre marine o delle colline. Ancor meno se i richiami esercitati dall’informazione si riferiscono ai grandi temi dell’economia del Sud, al lavoro nero, alla disoccupazione giovanile e no, al funzionamento della pubblica amministrazione, agli spazi ristrettissimi in cui si muovono le prospettive di investimenti e sul perché la nostra area è così poco appetibile e i tentativi di promuovere lavoro in genere falliscono e il turismo è in crisi. Credo che siano in molti a ritenerli temi noiosi, la cui competenza è delegata ai politici e agli amministratori. E invece è il contrario. Proprio su questo, maggiormente, i lettori dovrebbero essere esigenti. E chiedere che tali questioni vengano trattate senza reticenze, senza esitazione e senza guardare in faccia nessuno. Da qui il ruolo di stimolo che la stampa ha il compito di svolgere. Sistematicamente, se vuole aiutare la Calabria. I fatti esistono indipendentemente dall’informazione. E’ sempre stato così. Ma se l’informazione diventa conoscenza organizzata, inserita in un contesto con una sua finalità, spinge il lettore a cercare altre informazioni . E allora cominciamo a capire meglio la nostra realtà e il mondo. Che senso ha, infatti, sapere che cinquanta persone sono state fermate se la notizia non produce un minimo di conoscenza critica della nostra realtà? I fatti hanno cause e conseguenze, non capitano. E ci riguardano. Specialmente quelli che si collocano nelle nostre vicinanze. Specialmente quelli che vorremmo non fossero avvenuti o non avvenissero mai. Ma che avvengono e ci turbano e ci danno un’immagine dolorosamente negativa, che la nostra coscienza respinge ma le nostre paure o la nostra pigrizia ci fanno dimenticare il giorno dopo.
Salvatore L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 31 gennaio 2011, p. 19