la riflessione
BUON NATALE E BENVENUTO NUOVO ANNO
C’è stato un tempo in cui la società, compresa la nostra di meridionali e di vibonesi, si identificava nel Natale. Festa dell’unanimità solidale, avvertita come sentimento vero e conciliante. Festa in cui la maggiore spesa, per poveri e ricchi, ma specialmente per i poveri, era quasi un dovere. La festa dell’unanimità solidale è andata a farsi benedire sostituita dallo shopping dissennato e violento. Il negozietto di paese è scomparso. Al suo posto ipermercati e centri commerciali, dispersivi e invitanti, dove il portafogli, in genere floscio, si azzera del tutto per portare a casa una marea di confezioni parte delle quali superflue se non del tutto inutili. Il nervosismo contratto nelle chilometriche code in auto, alla cassa del market, all’ennesima occhiata agli euro superstiti che occhieggiano malinconici dalla scansia del portafogli, per il prepotente maleducato di turno che ti suona al semaforo o ti sorpassa 50 auto in fila ha preso il posto della serena atmosfera che induceva al sorriso e alla comprensione. Anche in casa le nostre donne avvertono l’impaccio prodotto dal peggioramento di clima generale, dalla scomparsa della tradizione. Si sentono inutili. Avvertono che il loro ruolo, un tempo fondamentale, per dare valore e vigore alle feste natalizie, è marginale. E' tutto già predisposto, pronto, preparato, rituale. I bambini non giocano più con le noccioline. Preferiscono il game boy, la consolle dell'ultima edizione della play station. O il “computerino”. Vogliono anche loro navigare. Su internet. E che la nostra è una provincia saldamente ancorata agli ultimi posti per reddito individuale e qualità della vita, afflitta dai secolari problemi che tutti promettono di risolvere e che nessuno ha mai risolto, e che la ‘ndrangheta imperversa e interi nuclei familiari vengono spazzati in ossequio a una mentalità radicata da secoli e millenni di ignoranza e afflizione, di subordinazione e trasformismi, tutto questo è indicativo della nostra tristezza storica che volge talora in barbarie e talora in supponenza aggressiva e meschina. Cosa ci porterà il nuovo anno? Non cancellerà tutto il male. Ma può portare un po’ di bene. Può rendere migliori le nostre scuole e le nostre università, può correggere un po’ gli errori e gli orrori della nostra sanità. Può darci una maggiore sicurezza e portare un po’ di lavoro. Può illuminare la classe politica, nel suo insieme e aiutarla a capire che lo scopo della sua attività non è né la speranza della palingenesi, né l’organizzazione del proprio futuro, ma la crescita della nostra umanità. Che passa attraverso la fiducia nella cultura e deve fare leva sulla nostra identità. È una speranza. Perciò, benvenuto muovo anno.
Salvatore L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 4 gennaio 2011, p. 33