ADDIO ALL’ARTISTA DELL’INFINITO
Zambrone in lutto per la scomparsa della pittrice Tina Mazzeo
ZAMBRONE Tenace, appassionata, amante dell’arte e della natura. Questi i tratti essenziali di Tina Mazzeo che, dall’altro ieri non c’è più. La determinazione ha caratterizzato un’esistenza che lungo il suo breve percorso ha incontrato non poche difficoltà. Eppure, barriere e ostacoli sono sempre stati superati da una pervicace volontà di affrontare i problemi di petto ed ha sempre preteso (da se stessa, innanzi tutto) una loro compiuta soluzione. Il suo modo d’essere non ha mai conosciuto comportamenti tiepidi o distaccati. Tina non era quel tipo di donna che le mandava a dire… Diceva senza remore o infingimenti quello che pensava del suo interlocutore o del mondo che la circondava. Un mondo che le aveva riservato sorprese belle ma anche negative. La sua passione per la natura era celebre in tutto il paese. Per molti anni assidua frequentatrice della “Marinella”, considerava il Creato di una bellezza assoluta. Il mare le trasmetteva quel senso di serenità e di profondità che è connaturato alla vita stessa. La pittura, poi, la grande passione della sua vita. Confidava ad amici e parenti che un bravo pittore deve, innanzi tutto conoscere l’arte, le tecniche e i segreti di una delle più alte espressioni dell’intelletto e dell’animo, qual é, appunto, la pittura. Le prime esperienze pittoriche le aveva iniziate a Bussana Vecchia (Im) a soli diciassette anni. Tina Mazzeo era un’artista dotata di una cifra pittorica molto alta. Le sue tele comunicavano, di primo acchito, sentimenti possenti. Da un’attenta loro visione, emergeva il carattere stesso dell’artista: dolce e turbolento, romantico e disilluso, appassionato e meditabondo, frugale e articolato, leggiadro e riflessivo. Il suo stile era quello tipico dell’espressionismo. La peculiarità, l’utilizzo di due, massimo tre colori a quadro; un’opzione dettata da una coerenza e da un rigore espressivi, intrinseci al suo modus operandi. «Tinte forti», così l’autrice amava definire le sue creature artistiche. In gioventù aveva viaggiato molto, in Italia e in Europa. Poi la triste scoperta: una forma violenta d’artrite reumatoide aveva intaccato la sua salute. E così, da dodici anni, la sedia a rotelle era stata la sua inseparabile compagna. Anni lunghissimi, vissuti all’insegna di sofferenze atroci e dilanianti. Ma nel corso di tale arco temporale, confidò alle persone care, che aveva avuto anche modo di conoscere meglio il mondo e aveva ripreso con vigore la sua giovanile passione per la pittura. Eppure, la disperazione, anche la più cupa, non ha mai prestato il fianco alla rassegnazione o alla sciatteria. L’artista zambronese ha affrontato la malattia con dignità, senza mai rinunciare alla battuta ironica e senza mai disperdere il suo sorriso, espressione di una tenera femminilità. La persona che amava di più era la sua adorata figlia, Marzia, che l’ha sempre assistita con un amore infinito, motivo d’orgoglio di una madre calabrese tanto generosa quanto anticonformista. Tina non sarà dimenticata da quanti le hanno voluto bene e non solo, perché, ha scritto Victor Hugo: «Nel poeta e nell’artista c’è l’infinito».
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 4 dicembre 2010, p. 34