NECROPOLI, L’ANALISI DELLE PROVE
Gli esperti s’interrogano in attesa di ulteriori accertamenti scientifici
ZAMBRONE “L’archeologia preistorica e protostorica nel promontorio del Poro”. Questo il titolo di un testo pubblicato nel 2006 da Romano Arti grafiche e realizzato a cura dell’Istituto comprensivo “Don Francesco Mottola” di Tropea diretto da Francesco Laganà. Molti gli approfondimenti operati dall’opuscolo nell’area di riferimento, che include anche porzioni di territorio dislocate lungo i comuni costieri. In merito, la dottoressa Maria Teresa Iannelli, responsabile provinciale della Sovrintendenza ai beni archeologici, è chiara: «Zambrone, da un punto di vista archeologico, è uno dei siti più importanti della Calabria. C’è traccia di vita umana sin da epoche remote, risalenti a molti secoli prima della nascita di Cristo». Questo, quanto dichiarato lo scorso martedì durante il sopralluogo effettuato nel lotto di San Giovanni interessato alla recente scoperta di reperti e resti umani. A tale riguardo, la Iannelli ha poi aggiunto: «Esistono alcune testimonianze importanti, già oggetto di studio e pubblicazioni». In effetti, Paolo Orsi, archeologo di fama internazionale vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, fu il primo ricercatore ad occuparsi della materia. Con specifico riferimento a Zambrone, ravvisò presenze umane sin dal Paleolitico medio (80-35 mila anni a.C.) in un’area distribuita tra Zambrone marina e la frazione Daffinà. Tracce di vita umana sono poi state rilevate, in epoche più recenti a ridosso del mare. Se i primi rilievi acquisiti sull’area, confermassero l’ipotesi dell’esistenza di una necropoli romana, la circostanza avrebbe un’importanza cruciale per la storia locale. La frazione San Giovanni, infatti, dista dal mare circa sei chilometri. Dieci, invece, i chilometri che la separano da Torre Galli, altro centro abitato da epoche antichissime. Non è difficile ipotizzare, poi, che oltre duemila anni fa, la vasta area inclusa, appunto, tra la marina e San Giovanni, fosse ricoperta da una fitta boscaglia. Ergo: difficile immaginare forme di vita umana presenti su quest’ultima realtà. E invece, i primi reperti rinvenuti sull’area, piede e ansa di anfora (oltre a una possibile necropoli) smentirebbero tale assunto. Essi, inoltre, per come rilevato dalla dottoressa Iannelli, sarebbero supportati anche da una circostanza concreta: l’ordine di disposizione dei cadaveri, elemento tipico, appunto, delle antiche necropoli. Prima di formulare ipotesi definitive, sarà opportuno approfondire gli scavi che saranno realizzati alla presenza di un esperto archeologo. A tale riguardo, il Comune di Zambrone, in persona del sindaco Pasquale Landro ha già avviato tutte le procedure del caso e garantito adeguato sostegno all’intervento. Accantonate (per ora) le ipotesi iniziali, che avevano individuato nei resti umani scoperti, un ossario collegato a una delle chiese presenti sul territorio fino alla fine del Settecento.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 9 settembre 2010, p. 37