IL POTERE ALLE DONNE. BASTA MEDIOCRITA’
«Le donne non hanno niente da dire, ma lo dicono così bene! » L’aforisma è scaturito da quella mente perfidamente inossidabile che apparteneva ad Oscar Wilde. Non è in discussione (non lo era nemmeno per il controverso scrittore irlandese) l’intelligenza femminile. Al contrario, riuscire a dire bene, cioè facendosi ascoltare e magari applaudire, qualcosa che il linguaggio maschile ha ingarbugliato e intricato con mille nodi è comunque un merito del quale prendere atto. Oddio! Non che improvvisamente si scopra il ruolo rivoluzionario o stabilizzante delle donne in questo nostro contesto così freddo, rimbombante solo del sussiego presuntuoso e a volte ahimè protervo di tanta parte dell’altro elemento (il sesso forte!), ma, viste le circostanze, non può che essere scritto nella colonna “positivo” la riscoperta delle potenzialità femminili nella politica vibonese e nell’area di riferimento. Maggiore equilibrio, minore bla bla, più concretezza meno fumisterie, forse anche, chissà? Maggiore fantasia (qualità totalmente assente nella concorrenza mascolina) e, ma non vorremmo spingerci troppo oltre, osiamo pensare, persino più attenzione a quegli strani ingombri che chi fa politica, specie nelle istituzioni, si trova tra i piedi e che sono solitamente definiti come problemi della società. ‘Ndrangheta, sicurezza, scuola, immigrazione, sanità, occupazione e potremmo continuare all’infinito. Già. Perché di tutto questo si parla da quando il mio papà portava i calzoni corti ma sempre per bocca di maschietti. Chissà che, ad esempio sulle questioni della sanità, un buon nucleo di elementi del così detto sesso debole alla fine non dimostrasse attributi di gran lunga più consistenti di quelli della concorrenza! Specialmente se si tiene in debito conto che, purtroppo, la casistica degli eventi, chiamiamoli, con gentile eufemismo, di mala sanità quasi sempre vedono le donne come vittime. E magari, se proprio vogliamo ipotizzare un rilancio in grande stile del ruolo femminile in quest’area dove finora, escluse poche eccezioni che, a destra e a sinistra, apprezziamo vivamente, perché non agevolare (e qui il discorso è rivolto soprattutto ai maschietti che tengono saldamente in mano le redini dei maggiori partiti) candidature di donne per la Presidenza della provincia al prossimo turno elettorale? Ipotesi astratte? Sento già certe voci di chiara intonazione maschile che mi fanno prudere i timpani. Non è il genere a stabilire la qualità del buon amministratore! Vi sono asini e asine! Chi ci dice che poi non ci ritroveremmo con un’asina? In effetti non sono osservazioni prive di senso. Solo che finora la possibilità che ci si ritrovi con un’asina seduta a palazzo non è stata mai sperimentata. Se la si sperimentasse sarebbe davvero una novità. Anche qui meno chiacchiere e meno burocrazia. Più serietà e più stabilità. Le donne sono persone serie, in genere. Le donne colgono meglio degli uomini il valore della coerenza. Sentono più degli uomini come propri i bisogni altrui. Sarà perché sono più influenzate rispetto agli uomini dai valori cristiani o perché hanno letto e capito meglio di certi presuntuosi intellettuali Simone de Beauvoir e Anna Kuliscioff. E poi, qualcuno ha detto che il volto di un uomo è la sua autobiografia, il volto di una donna è la sua opera di fantasia. Anche qui, in questo contesto dove la storia sembra avere capitolato in favore della cronachetta da sagra paesana, può essere dimostrata la verità di questo assunto. Non pensano (parlo delle donne) che sia possibile ricostruire modelli del passato (un’altra Dc, un super centro o non so che altro) e nemmeno che è alle porte una palingenesi che parta dal basso, come si diceva una volta. Saggiamente pensano che ci vuole una sanità che funzioni, che le strade della città siano percorse da gente che non si nasconde dietro gli angoli, che i propri figli possano partecipare ai concorsi pubblici sicuri di ricevere un trattamento pari a tutti gli altri, che la scuola educhi, insegni e formi coscienze oneste e possibilmente colte. Niente rivoluzione, niente palingenesi, niente miracoli. Solo la possibilità di costruire o contribuire a farlo una città più sicura, più serena, capace di guardare verso il futuro con una maggiore fiducia di quanto non avvenga in questa fase di mediocrità sonnolenta.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 6 settembre 2010, p. 15