IL SALUTO DI RICADI AD ELEONORA
Commozione e solidarietà al funerale della donna morta di parto
RICADI «Il Signore possa aprirle le porte del Paradiso, laddove non c’è morte, ma vita eterna». Con queste parole don Carmelo Furchì, parroco di Santa Domenica di Ricadi, ha aperto il rito funebre di Eleonora Tripodi, la giovane prematuramente scomparsa lo scorso venerdì. Nella chiesetta della frazione di Ricadi, consacrata all’omonima santa, la giovane del posto nel giorno dell’Immacolata Concezione di otto anni fa aveva vissuto il giorno più bello, quello del matrimonio. A distanza di così breve tempo, tutti i parenti e gli amici si sono ritrovati per omaggiarne la memoria. Viene in mente Giuseppe Ungaretti, il quale ha scritto: «La morte si sconta vivendo». Una “poetica” verità che sprofonda in una prosa buia e disperata. La piccola Noemi nata dall’ultimo gesto d’amore di Eleonora Tripodi, più di ogni altra, sarà chiamata a sperimentare giorno dopo giorno questa terribile profezia. Morire di parto. Un tempo in Calabria per le donne era quasi una fine “naturale”. Fatti che però sembravano essere stati ormai consegnati, per sempre, agli annali di una storia buia, segnata dal sottosviluppo. Il progresso scientifico e tecnologico pareva aver chiuso una pagina lunghissima nella storia femminile della Calabria. E invece, la drammatica vicenda di Eleonora Tripodi, ripiomba la realtà in una dimensione di inaccettabile arretratezza. La nascita di una bimba dovrebbe essere l’evento più bello per una coppia. Solo un destino infausto può trasformarlo in uno strazio senza fine. Il decesso di Eleonora Tripodi ha lasciato un vuoto immenso nella sua famiglia e nei cuori di quanti l’hanno conosciuta ed amata. Ma ad essere ferita ed in lutto è l’intera comunità vibonese, umiliata, offesa e tradita nei suoi più elementari diritti. Durante l’omelia, don Carmelo Furchì ha ricordato le virtù cristiane di Eleonora Tripodi: «Una madre piena di coraggio che ha accettato il frutto dell’amore, nonostante i due precedenti parti cesarei. Ella appartiene a quella schiera silenziosa di martiri che diffondono germi di vita e di speranza, nella società e nella chiesa». Il sindaco di Ricadi, Domenico Laria profondamente turbato dal luttuoso evento ha sottolineato «la gioia e la gentilezza di Eleonora e Mario, fulgido esempio di un amore costruito su basi solide». L’amica e collega di lavoro, Ferrinda ha ricordato le ansie della Tripodi sulla nascitura: «Si chiedeva sempre, chissà come sarà questa bimba. Ora posso risponderti, è bellissima, come te». Un’amica e vicina di casa, Ilaria Calamita, rivolgendosi al feretro ha poi aggiunto: «Sei stata per me un’amica, una sorella e una mamma. L’amore immenso che mi hai dato lo riverserò sui tuoi figli». Toccante anche il ricordo di Tina Scordia, altra amica di famiglia. La madre, stravolta dal dolore ha poi aggiunto: «Avevo un fiore in casa che credevo non dovesse morire mai. Ora me ne ritrovo tre». Infine, il marito, Mario Mazzitelli, ha ringraziato gli astanti per la generosa testimonianza di affetto rivoltagli. Tanta la gente accorsa da ogni dove per esprimere solidarietà e affetto alla famiglia. Nei volti di quanti hanno preso parte al rito funebre, tangibili i sentimenti di cordoglio. Occhi gonfi di lacrime. Volti addolorati. Abbracci interminabili. Parole smorzate dall’emozione. Strette di mano calorose. Sguardi eloquenti. Silenzi ricchi di significati. Preghiere intense. Questi, i momenti e le immagine registrate durante il commiato alla giovane del posto. Il grande scrittore francese Victor Hugo ha scritto: «Il ramo, quando una mano si approssima per staccarne un fiore freme e sembra nel medesimo tempo voler sfuggire a volersi offrire. Il corpo umano ha un simile fremito quando arriva l’istante in cui le dita misteriose della morte vogliono cogliere l’anima». Un’anima che il Padreterno avrà già accolto in Paradiso.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 25 agosto 2010, p. 9