IL TAMBURELLO FESTIVAL RISCUOTE UN GRAN SUCCESSO
Bagno di folla per la settima edizione della kermesse
ZAMBRONE Si dice che il tempo scorra più in fretta, quando ci si diverte. Il tempo ha sempre lo stesso ritmo, quello che cambia è la sua percezione, non più lento fluire ma vorticoso ondeggiare, al ritmo incalzante di una tarantella, al suono suggestivo di una zampogna. La sensazione di una serata forse troppo breve, sicuramente intensa, è quella che ha lasciato la serata conclusiva della settima edizione del Tamburello Festival di Zambrone, intitolata “Su le zampogne!”, che il 18 agosto ha salutato tutti fino al prossimo anno. Già prima delle ore 20, mentre fervevano i preparativi, una piccola folla di curiosi si è attardata per le vie del piccolo centro, mentre la “Galleria d’arti…e mille sapori!” veniva allestita e nell’aria aleggiavano i profumi delle leccornie della Sagra Aramonese. Mentre i più letteralmente “saccheggiavano” la sagra, venivano allietati dai ritmi forsennati e ipnotici di giganti e “giganteji” e intanto gli stand degli artigiani calabresi che esponevano le loro creazioni si sono riempiti di curiosi, che hanno ammirato prodotti tipici, gastronomici e artistici e, fra il resto, hanno potuto curiosare presso il “Laboratorio di strumenti tipici calabresi”, nella quale il maestro pipitaro e zampognaro Pasquale Lorenzo, da Parghelia, mostrava le sue ultime creazioni artigianali, frutto di intenso lavoro e grande passione, e si esibiva per appassionati e semplici curiosi. Nonostante qualche piccolo contrattempo tecnico, alle 22 sono iniziati i concerti e si sono aperte le danze. Prima i Totarella, un gruppo di suonatori di tradizione calabro-lucana provenienti da Terranova del Pollino (Pz), Alessandria del Carretto e Canna (Cz). Subito dopo, i Marasà, suonatori di strumenti tradizionali e moderni, con l’ibridazione efficace fra musiche antiche e sound moderni. Infine, l’Associazione Zampognari di Cardeto, composta da suonatori provenienti dall’omonimo centro della provincia di Reggio Calabria, con il loro stile fedele alla tradizione. A concludere la serata, un arrivederci scoppiettante con la tradizionale “cameiuzza i focu”, l’asinello incendiario che chiude, per tradizione, ogni edizione della kermesse. Un evento curato, preparato con amore e impegno dall’associazione “Aramoni”, che quest’anno, attraverso il suo presidente, Corrado L’Andolina, ha voluto prima ricordare un giovane originario di Zambrone morto in Lombardia qualche mese fa, Eros Zuccalà, poi dedicare questa serata finale ad Aldo Ferraro giovane originario di Zambrone morto sul lavoro lo scorso otto febbraio. La serata è stata una piacevole parentesi nell’incerto periodo di crisi che viviamo, oltreché un momento per ricordare e accompagnarsi ad amici vecchi e nuovi. Molte le assenze, ma, fortunatamente, il Tamburello festival resta una delle poche manifestazioni di qualità che attirano ancora turisti e corregionali che sanno apprezzare un lavoro svolto, soprattutto, con attenzione e serietà. Virtù che mancano, di questi tempi, mentre il turismo langue e le occasioni di far festa diminuiscono. Il tentativo, peraltro riuscito, era quello di restituire a tutti un momento di gioia, una parentesi di svago. Non a caso, la regina indiscussa della serata è stata la zampogna, strumento tipico calabrese che ha allietato le feste di molti pastori e che ha riportato un po’ tutti a periodi e storie magiche di paesaggi incontaminati e infanzia. Un turista, a questo proposito, visitando il Laboratorio, ha detto, sorridendo “E’ una magia. Basta una nota per ricreare l’atmosfera dei Natali di tanti anni fa”. Aveva proprio ragione.
Eleonora Lorenzo
Pubblicato su Calabria Ora il 20 agosto 2010, p. 42