ZAMBRONE E IL LABORATORIO ETNICO
Il tradizionale ballo della “Rota” contagia i numerosi presenti
ZAMBRONE Sabato scorso si è svolto, grazie alla collaborazione del dirigente dell’Istituto comprensivo di Briatico, Rocco Cantafio, presso la palestra scolastica di Zambrone il primo appuntamento del Tamburello festival 2010, evento di punta fra quelli organizzati dall’associazione Aramoni, ovvero il Laboratorio di danze tradizionali calabresi. Molti i partecipanti provenienti da Capistrano, Maierato, Motta Filocastro, Parghelia, Pizzo, Sant’Onofrio, Soriano e Vibo Valentia. Fra loro anche Graziano Ciancio, presidente dell’associazione “Il Tocco” di Motta Filocastro accomunata con quella di Aramoni da similari passioni e sensibilità. Quest’anno, per la seconda edizione del Laboratorio, l’associazione di Zambrone ha predisposto l’insegnamento di una forma di danza molto particolare, tipica della Valle di Sant’Agata, ubicata nel reggino, e in particolare di Cataforìo: il ballo “U fora u primu”. Si tratta di una danza per coppie disposte in una “rota”, un cerchio “rituale” nel quale si intrecciano relazioni coreutiche e sociali e che è guidato dalla carismatica figura del “Mastru da ballu”. La tradizione coreutica della Valle di Sant’Agata si fa forte di un rapporto strettissimo con la musica, in particolare con il suono della zampogna, protagonista indiscussa di questa settima edizione del Tamburello festival. I musicisti, sempre in coppia (organetto e zampogna o tamburello e zampogna) suonano insieme cercando un’alchimia complessa e instaurano con i danzatori un rapporto quasi confidenziale che consente a questi ultimi di «mettere in gesti il linguaggio della musica». “U fora u primu” è una danza composta, dignitosa ed essenziale: in pochi passi contenuti si giocano le relazioni fra individui, ci si scambiano cortesie e in poche occhiate e in pochi gesti misurati il “Mastru” gestisce il complesso reticolo di relazioni, con maestria, alternando le coppie cercando di non alterare gli equilibri preesistenti. Dal meccanismo di scambio delle coppie, per cui il primo ad iniziare è anche il primo a lasciare il centro della “rota” ad altri danzatori al grido di “Fora un primu!”, viene il nome della danza. In occasione di questo secondo appuntamento del Laboratorio, dedicato quindi alle “Danze della Calabria Greca”, i partecipati hanno potuto apprezzare e imparare i bassi base di questo ballo in un appuntamento che è durato diverse ore, il che ha consentito di sperimentare una nuova forma di apprendimento, seguendo il metodo dell’osservazione e dell’imitazione, condensato di un solo, intenso incontro che ha anche fornito l’occasione per condividere un’esperienza esaltante e intrecciare e rafforzare relazioni vecchie e nuove. Il che è proprio, del resto, il compito della danza e del “Fora u primu” in particolare: stabilire fra i danzatori e i musici un rapporto intimo, di complicità, in un interscambio linguistico fatto di suoni e gesti e mantenere e ricreare equilibri sociali molto delicati. A guidare le danze è stata un’ottima maestra, Agata Scopelliti, che con pazienza e abilità ha non solo insegnato i passi, ma introdotto i volenterosi “allievi” ad un mondo fatto di tradizioni, consuetudini, ma anche vitalismo e rinnovamento.
Eleonora Lorenzo
Pubblicato su Calabria Ora il 3 agosto 2010, p. 41